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Ampliamento pista Porsche: ecco come diventerebbe. Dubbi sui “working cube”, ma per autorizzarli basta un ok dal Comune

NARDO’ – Quelli che state vedendo sono i rendering ufficiali, ossia le immagini proiettate al futuro, di come la pista Porsche si trasformerebbe dopo l’ampliamento proposto dalla Nardò Technical Center che la gestisce e approvato nei giorni scorsi in Regione.

Un progetto ampio che prevede l’esproprio di 350 ettari di terreno, tra cui una vasta area mista bosco e macchia mediterranea e le aziende e strutture ricettive che ricadono nella zona limitrofa all’attuale pista. Ci sono esattamente 134 persone, tra proprietari terreni e imprenditori, che hanno incassato la tegola dell’esproprio tra capo e coda. In molti, con i rispettivi legali, sono pronti a ricorrere al Tar.

Ma come può la Regione espropriare 350 ettari di terreno, tra cui habitat naturali tutelati dalla Direttiva europea, bypssando anche il confronto pubblico che lei stessa nel 2017 ha sancito come obbligatorio approvando una “Legge sulla Partecipazione?”. Può farlo con la formula della “pubblica utilità”, ossia testimoniando che nel progetto approvato ci siano finalità legate alla salute dell’ambiente e dell’uomo.

E non è un caso, di fatto, che tra edifici tecnici e amministrativi, una mensa, un parcheggio, un nuovo centro di logistica e manutenzione, una stazione di servizio e le nuove 9 piste previste da progetto, spuntino anche un eliporto per il trasporto di ammalati e un centro di protezione civile regionale. Il primo però, va detto, è lontano 27 chilometri dall’ospedale più vicino, quello di Copertino, e 39 chilometri dal secondo ospedale più vicino, ossia quello leccese. Dati oggettivi che alimentano i dubbi sollevati da quanti vogliono vederci chiaro, perchè “ben venga lo sviluppo, purchè trasparente e rispettoso”.

Per le Biodiversità che l’ampliamento della pista fagociterebbe, la Nardò Technical Center si è impegnata a rinaturalizzare e riforestare l’area limitrofa al nuovo perimetro: queste le foto – sempre ufficiali – addotte a titolo di esempio. In totale le opere di compensazione promesse si estenderebbero su 500 ettari: intervento, anch’esso dichiarato, come “di pubblica utilità”.

L’ampliamento continua in questi giorni ad alimentare il dibattito politico, sociale e imprenditoriale. Nelle scorse ore i rendering e i video che vi abbiamo mostrato sono stati condivisi dai consiglieri d’opposizione di Porto Cesareo Francesco Schito, Stefano My e Anna Paladini durante un incontro pubblico che gli stessi hanno promosso, finalizzato ad invocare ancora una volta chiarezza.

Chiarezza che le associazioni di categoria del settore turistico ricettivo invocano anche sui Working Cube, unità lavorative e abitative al tempo stessp previste nel progetto Porsche e destinate ai lavoratori dell’indotto.

Unità che in base alla destinazione di area della pista e ai titoli autorizzativi non potrebbero essere realizzate, in quanto non produttive, a differenza di quelle concesse. Eppure la soluzione c’è. Basterebbe censirle come “foresterie”, destinate ai soli lavoratori interni. E per far questo basterebbe un solo titolo edilizio rilasciato dal Comune di Nardò (nella cui area ricadono) senza alcuna conferenza dei servizi e nessuna variante urbanistica. Che sia questo il prossimo passo?

E.FIO

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