BRINDISI – Se dovessimo parlare del futuro del comparto edilizio brindisino potremmo affermare che non si può vivere solo di bonus edilizi e che prima o poi bisognerà tornare a fare i conti con la situazione di paralisi determinata dai tempi biblici che proprio a Brindisi occorrono per ricevere una concessione edilizia.
A farne le spese sono centinaia di famiglie, così come tanti imprenditori che vorrebbero avviare nuove attività industriali e commerciali.
Il tutto, come evidenziato recentemente anche dal consigliere comunale del PRI Antonino, diventa ancor più drammatico se si prova a piantare un chiodo nel centro storico, visto che sistematicamente l’ufficio tecnico comunale chiede il parere preventivo della Sovrintendenza. Un parere che – visto il modus operandi delle stesse Sovrintendenze, non a caso definite un tappo per l’Italia che vuole crescere – viene rilasciato dopo tempi lunghissimi, spesso incompatibili con i programmi e le richieste di agevolazioni finanziarie di chi ha chiesto la concessione edilizia per effettuare lavori indispensabili.
Certo, la legge consente al Comune di avvalersi del silenzio-assenso dopo il termine di 90 giorni previsto per legge. Ma questo non avviene mai, a dimostrazione del fatto che la solerzia è un termine che non appartiene ai tecnici del Comune di Brindisi, soprattutto se si devono fare gli interessi di chi vuole investire.
Ecco, le cause della paralisi dipendono anche da questo. Un problema non molto diverso dai pareri sistematicamente negativi rilasciati per grandi investimenti che si vorrebbero localizzare proprio a Brindisi.
Di questo passo sarà ben difficile uscire dalla crisi. Occorrerebbe un cambio radicale di mentalità, smettendola di considerare chiunque si avvicina all’ufficio tecnico come un nemico da abbattere e non da sostenere per realizzare i suoi obiettivi, ovviamente nel pieno rispetto delle leggi in vigore. Ma, a giudicare da quanto viene denunciato quotidianamente, purtroppo non si va in questa direzione.
Mimmo Consales