Attualità

Mattanza dei grandi pescherecci: garantire mari e pescatori

SALENTO – Il vaso di pandora fu scoperchiato nel mare di Leuca un anno fa quando i pescatori locali lanciarono pubblicamente l’allarme:

Il 6 OTTOBRE 2021 urlavano: “Mattanza nel nostro mare da parte di un peschereccio siciliano”.

Un peschereccio siciliano si trovava nelle acque tra Torre Pali e Leuca era al lavoro pescando con la tecnica della “cianciola” o “rete a circuizione” (il cianciòlo è, appunto, una rete) con luci abbaglianti, che consente di tirare su una grandissima quantità di pesce, tonnellate, in una volta sola, con una enorme rete. Questo è un video di repertorio, ma che spiega come si effettui questo tipo di pesca.

Il D.P.R. 1639/68 disciplina la pesca con i ciancioli e la vieta “entro una distanza di 3 miglia dalla costa o all’interno dell’isobata di 50 m (quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla costa).

I pescatori di Leuca e dintorni si dissero infastiditi dall’attività di questo peschereccio, focalizzando l’attenzione, più che altro, sull’opportunità di questo tipo di pesca nel nostro mare in questo momento storico. La regola, infatti, può essere quantomeno contestualizzata, adattata.

Il 7 OTTOBRE 2021 i pescatori di Leuca e dintorni scesero in strada a protestare pacificamente e a chiedere alla Capitaneria di Porto di accendere un faro sull’episodio che nelle scorse ore ha scatenato il loro malcontento.

 

Il 18 OTTOBRE, l’amara scoperta: nonostante il peschereccio siciliano sembrava aver preso il largo nottetempo, in realtà rimase in zona.
21 OTTOBRE 2021 Leuca, il comandante del motopesca siciliano Eva si difese con una nota stampa: “Accuse ingiuste, siamo in regola”.

 

Il 24 OTTOBRE il Movimento Regione Salento va in porto a protestare e sostenere i pescatori al grido: “L’Italia inizia a Leuca e non finisce a Bari”.
Il consigliere regionale Paolo Pagliaro, presidente del movimento, aveva già presentato un’interrogazione urgente all’assessore alla Caccia e alla pesca. Si attendeva l’intervento del legislatore o del capo compartimento marittimo, per modificare o adattare al territorio una legge vecchia di 53 anni.

Un anno dopo, il 4 SETTEMBRE 2022, è “Ancora mattanza in mare da fuori regione” con un nuovo allarme dei pescatori salentini.

Il 7 SETTEMBRE 2022, all’alba era in attività fuori dalla secca di Leuca, ad una profondità tra gli 80 e i 90 metri il grosso peschereccio siciliano che da circa due mesi getta le reti da circuizione nelle acque del Salento.

L’11 SETTEMBRE, la moglie di un pescatore, disperata, dice: “Non riusciamo più a vivere”.

Il 16 SETTEMBRE parlano i pescatori di Porto Cesareo: “Così non si può andare avanti”.

Oggi, 3 OTTOBRE, la battaglia continua e il consigliere regionale Pagliaro firma una mozione con una proposta concreta:

“Creare zone cuscinetto nelle acque del Salento e della Puglia, in corrispondenza delle secche, tra i 20 e i 40 metri di profondità, dove i pesci si concentrano per riprodursi, vietando lo stazionamento delle motonavi da pesca”. Bisogna impedire, in un raggio di 2 km, lo stazionamento delle motonavi che -secondo alcuni pescatori locali- nelle secche, spengono il gps, accendono i sonar e si muovono accalappiando i banchi di pesci portandoli verso le profondità in cui è consentito gettare le reti. È l’impegno che chiede al presidente e alla giunta regionale.  “Le zone cuscinetto possono essere uno scudo a tutela dei mari salentini e pugliesi che rischiano di trasformarsi in deserti d’acqua, e per sostenere la piccola pesca locale che rimane a reti vuote, mentre quella industriale – effettuata con imbarcazioni oltre i 24 metri e con reti a strascico o da circuizione – rastrella l’80 per cento del pescato”. “Ciò favorirebbe le aggregazioni riproduttive, in un’ottica di pesca sostenibile e di salvaguardia della risorsa ittica, come indicato nella relazione di consulenza tecnica inviata a gennaio scorso alla Procura di Lecce dal Dipartimento di Ecologia Marina Integrata della Stazione Zoologica di Napoli (ottavo ente di ricerca al mondo nel campo della biologia marina).

Difendiamo il nostro mare -scrive- perché se non porremo freni al saccheggio in atto, diventerà presto un deserto”.

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