BRINDISI – A Brindisi si fanno sentire, sia in termini economici che occupazionali, gli effetti negativi dei processi di deindustrializzazione. Tantissime aziende hanno chiuso i battenti e centinaia di lavoratori hanno perso la propria occupazione. E la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni, per effetto della annunciata chiusura della centrale a carbone di Cerano e della mancata costruzione di un nuovo impianto dell’Enel a turbogas.
Le fonti rinnovabili da sole non possono compensare questi fattori negativi e quindi si guarda con preoccupazione al futuro.
Da qui la richiesta di un intervento diretto e immediato del Governo nazionale, affinché si dia concretezza ai progetti che potrebbero far invertire la rotta. Nei giorni scorsi il Movimento 5 Stelle ha ripreso e perfezionato una proposta formulata nel febbraio del 2020 dalla CNA riguardante l’utilizzo delle banchine del porto attualmente occupate per lo scarico del carbone, in aggiunta al nastro trasportatore ed alle due grandi cupole al cui interno – a ridosso della centrale di Cerano – viene accumulato il combustibile fossile.
L’idea è quella di realizzare una base logistica che vada da Costa Morena sino alla centrale di Cerano attraverso i 14 chilometri del nastro trasportatore. Il tutto, nell’ambito della zona franca doganale già concessa ad Enel Logistics. Si tratterebbe, se realizzata, di una infrastruttura tra le più grandi ed appetibili del Mediterraneo e peraltro resa possibile con pochi investimenti, visto che si riutilizzerebbero strutture già esistenti che diversamente andrebbero demolite e smaltite, con successiva bonifica dei siti.
Per il porto di Brindisi, insomma, si aprirebbero scenari estremamente positivi, con ritorni tangibili per l’economia locale. Si tratta di far sedere intorno ad un tavolo le istituzioni locali, il Governo e l’Enel. E purtroppo non è roba da poco…
Mimmo Consales
