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Brindisi, la battaglia al gas scende in strada: 42 associazioni dicono “no”

BRINDISI – A Brindisi la battaglia contro la corsa al gas non sembra destinata alle sole aule di Tribunale, quelle che nelle scorse ore il sindaco Rossi ha preannunciato di voler raggiungere per affrontare la faccenda, con al fianco anche il governatore Emiliano.

All’indomani dell’ok dal Ministero della Transizione ecologica al progetto Edison per realizzare un deposito costiero di gas Gnl nel porto di Brindisi, in mattinata la protesta è scesa in strada. Il motto: “No alla corsa al gas nella direzione sbagliata”.

Disseminati lungo la scalinata virgiliana i rappresentanti di ben 42 sigle di associazioni, comitati e movimenti. Insieme per dire “No ad una corsa al fossile e al nucleare senza motivo” spiegano, rimarcando di opporsi alla nuova centrale a turbogas in sostituzione della Brindisi sud alimentata a carbone, ma anche alla possibile realizzazione del nuovo gasdotto Poseidon. Al loro fianco anche studenti e cittadini.

L’Italia sta sbagliando strada – aggiungono – per uscire dal carbone, il nostro Paese ha soltanto bisogno di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili”.

Nelle stesse ore la mobilitazione ha toccato altre 20 città. Il manifesto stilato è unico perché le motivazioni, a prescindere dai singoli timori territoriali, sono le stesse. Tra le proposte avanzate al Governo Draghi, quella di esprimere in sede Ue e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.

Alla Regione si chiede poi l’approvazione di un nuovo piano energetico che abbia al centro, appunto, le fonti rinnovabili. E poi nuove centrali fotovoltaiche in aree Sin ed industriali. Ad Enel è avanzata inoltre la richiesta di sostituire la centrale di Brindisi sud da smantellare, con il prospettato impianto fotovoltaico con accumulo. A questo le associazioni affiancano anche la proposta di due impianti: uno solare termodinamico e un altro di produzione di energia elettrica ed idrogeno da moto ondoso. Insomma “le alternative esistono – concludono i manifestanti – ma serve la volontà politica”. 

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