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Traffico di migranti, dagli sbarchi salentini l’indagine internazionale: 47 arresti

LECCE – Queste immagini (in basso) che vi abbiamo mostrato il 23 aprile del 2020, notiziando di un sbarco di 32 migranti a San Cataldo, immortalano l’episodio madre di una maxi stretta internazionale sul traffico illecito di migranti. In sostanza tutto è partito da qui ed è culminato, nelle scorse ore, in 22 arresti in Italia (di cui 5 nel Barese) e 25 in Albania.

L’accusa: associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dall’immigrazione clandestina, aggravato dalla transnazionalità. Quella sgominata sarebbe una vera e propria organizzazione criminale, con boss e scafisti dediti alla programmazione ed esecuzione dei cosidetti “viaggi della speranza”. 30 gli sbarchi ad oggi accertati, portati a compimento dall’organizzazione. Il 70% di questi è confluito lungo le coste delle tre province salentine (Lecce, Brindisi e Taranto). 1.120 i migranti trasportati, 26 i presunti scafisti identificati, 8 dei quali arrestati in flagranza di reato (3 in Italia e 5 in Abania). 52 le persone denunciate, ritenute tutte coinvolte, a vario titolo, nei traffici illeciti.

I dettagli dell’operazione dal respiro internazionale sono stati illustrati nella sede del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Lecce.

L’operazione, denominata “Astrolabio” è stata condotta dalle Fiamme Gialle e lo Scico di Roma, in collaborazione con la Polizia greca ed albanese, diretti dalla Procura di Lecce, con il coordinamento di Eurojust, Europol, S.C.I.P. e della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. La creazione di una squadra investigativa comune, che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e pedinamenti, ha consentito di ampliare sempre di più e tempestivamente il raggio d’azione degli investigatori tutti, portando a galla il modus operandi dell’organizzazione.

Le indagini, durate un anno e mezzo e tutt’ora in corso, hanno consentito di individuare quattro cellule criminali, composte da cittadini stranieri, in prevalenza siriani. I migranti, provenienti da varie parti del mondo, attraversavano i territori di Turchia, Grecia e Albania per poi essere indirizzati verso le coste salentine. Queste ultime non sempre rappresentavano la tappa finale. Da qui si ripartiva alla volta di altri paesi europei.

Delle quattro cellule criminali, cervello operativo dell’intera organizzazione, una era diretta da un cittadino iracheno residente a Bari. Provvedeva al recupero degli scafisti nei pressi dei luoghi di approdo sulle coste salentine, consentendo loro di sottrarsi all’arresto e agevolandone il trasferimento in Grecia e la prosecuzione del viaggio fino al rientro in Turchia. Avrebbe anche provveduto, sempre stando a quanto emerso dalle indagini, a prestare supporto ai migranti giunti nel Salento, avviandoli verso le destinazioni finali.

Un vero e proprio business quello emerso, dal valore di migliaia di euro per ogni migrante trasportato. Un sistema limato al dettaglio che oggi fa i conti, però, con i risultati delle indagini – condotte a tambur battente con un sistema di cooperazione internazionale che si è rivelato vincente – e culminate in una stretta non ancora conclusa.

ERICA FIORE

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