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Taranto, sospesa la direttrice del carcere: per la Dda favoriva un detenuto per mafia

TARANTO- In almeno due occasioni si sarebbe fermata presso il bar della famiglia di un boss per dare rassicurazioni sullo stato del suo umore e per sollecitare a scrivergli lettere. Un comportamento anomalo secondo gli inquirenti quello tenuto dalla direttrice del carcere di Taranto, Stefania Baldassarri, che nelle scorse ore è stata sospesa dalle sue funzioni.

Il provvedimento del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia, è stato adottato sulla scorta di un’informativa della Dda di Lecce, secondo la quale la direttrice sarebbe coinvolta, appunto, in condotte irregolari nell’interesse di Michele Cicala, arrestato nell’aprile scorso per associazione a delinquere di tipo mafioso: secondo le indagini del pm Milto De Nozza, Cicala era a capo di un clan che aveva puntato sul settore dei carburanti, sviluppando un’attività di contrabbando d’accordo con il gruppo Diana, attivo tra Campania e Basilicata. Un nuovo business, lucroso, dopo quello delle estorsioni che alcuni anni prima lo aveva portato in carcere con il blitz “Mediterraneo”.

A pesare sulla direttrice sono le intercettazioni telefoniche, come emerge dalle indagini della Finanza a cui fa riferimento l’informativa. In una, del maggio scorso, una socia della cooperativa che gestisce il bar racconta alla moglie di Cicala che la Baldassarri si era presentata nel locale: “Dice che l’aveva visto, sia a lui….ha vistoMichele, l’ha visto molto positivo, però ha detto vicino a noi ‘ragazzi scrivetegli perché dovete essere di confroto, gli dovete dare forza’”.

Il 31 maggio, nel corso della videochiamata tra Michele Cicala e la moglie, è quest’ultima a riferirgli che la direttrice si era presentata al bar e, riferendole che luui era molto preso nello studio della propria difesa, le suggeriva di scrivergli per tranquillizzarlo: “E’ venuta la direttrice al bar…scrivigli mi raccomando così sta meglio… no ma era gentile…cioè è venuta buona…ha detto ‘che sei molto fiducioso che stai bene”. L’argomento poi è stato ripreso nel colloquio in carcere il giorno successivo.

Sarebbero almeno due, dunque, le volte in cui la Baldassarri si sarebbe fermata in quel locale, tra l’altro sottoposto a sequestro. Secondo gli inquirenti, “sebbene il bar si trovi lungo uno dei possibili percorsi che la direttrice può percorrere per raggiungere la propria abitazione, considerate le circostanze, non si comprendono le ragioni per le quali dovesse necessariamente fermarsi presso il predetto locale fornendo rassicurazioni sull’umore del Cicala”. Per la Dda è “singolare e di particolare premura l’attenzione riservata” al detenuto, anche in considerazione del fatto che a Cicala non sono mancate le occasioni di incontro con la famiglia, anzi, “nel periodo di detenzione, causa anche della situazione pandemica, alla stregua di tutti gli altri detenuti ha avuto molteplici modi per comunicare (mensilmente: 3 colloqui in presenza; 6 videochiamata Whatsapp e 4 chiamate telefoniche)”, è annotato nell’informativa.

 

Un terremoto per il penitenziario tarantino, già alle prese con i focolai Covid e con le precedenti inchieste sui traffici di droga introdotta dall’esterno anche con l’uso di droni. Per la Baldassarri una tegola improvvisa, dopo quella politica: nel 2017, è stata candidata a sindaco di Taranto con il centrodestra e alcune liste civiche, ma ha perso il ballottaggio contro l’attuale primo cittadino Rinaldo Melucci.

https://www.youtube.com/watch?v=0TCB1lFprrY

 

 

 

 

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