AmbienteAttualità

Piano Coste a Lecce, il Pd vuole più spiagge libere

LECCE- C’è un lavoro di labor limae, di limatura, a cui dover sottoporre il piano comunale delle coste di Lecce prima del suo approdo in Consiglio per l’approvazione nelle prossime settimane. Ed è l’operazione avviata in mattinata in Commissione Urbanistica e che proseguirà nella giornata di giovedì per dar spazio anche alla minoranza. Durante i lavori, coordinati dalla presidente Paola Povero, è emersa la posizione più netta del Pd che, pur condividendo l’impianto del Piano, reclama più spiagge libere al posto delle spiagge libere con servizi. Queste ultime, al momento totalmente assenti, secondo le previsioni dovrebbero essere 24 ( a fronte di 27 stabilimenti), ma secondo i democratici quel numero va ritoccato al ribasso, in quanto si tratta comunque di pezzi di litorale che vanno concessi a privati, per quanto non venga imposto ai cittadini un ticket all’ingresso, che resta libero anche con propri lettini e ombrelloni. Secondo il capogruppo del Pd Antonio Rotundo, dovrebbe essere il Comune a dotare di servizi un certo numero di spiagge libere per conservarne la vera funzione pubblica: “E’ una scelta politica – argomenta Rotundo – perché di fronte alla crescita delle diseguaglianze dovuta alla pandemia, la spiaggia deve restare un bene comune accessibile anche a chi non ha”.

La legge regionale voluta da Minervini ha stabilito una proporzione per cui il 60 per cento del litorale deve restare spiaggia libera e il 40 per cento va in concessione agli stabilimenti. Successivamente, nel 2015 si è stabilito che i Comuni possono – e non devono – prevedere che, di quel 60 per cento di spiaggia libera, fino al 40 per cento possa diventare spiaggia libera attrezzata. Il Pd, dunque, ritiene che l’amministrazione di centrosinistra debba abbassare quella soglia e non sfruttarla fino al massimo.

In commissione, alla presenza anche dell’assessore al ramo Rita Miglietta, una posizione diversa è stata espressa da Lecce Città Pubblica, che ritiene il piano coste già di per sé equilibrato e difende la scelta delle spiagge libere con servizi, il cui “plus, appunto, sta nei servizi”, spiega Gabriele Molendini, per cui “anche chi non ha i mezzi economici o la voglia di andare nello stabilimento balneare avrà a disposizione servizi igienici, docce, una pulizia accurata dell’arenile, il salvataggio in mare. Se ne potevano fare fino al 27% della linea di costa utile, ovvero per circa 2.500 metri. Si è scelto di destinarvene poco più di 1.400 metri, lasciando comunque spazio alle spiagge libere”. E questa, a suo avviso, è già una scelta sociale e popolare.

Restano sul piede di guerra molti dei titolari degli stabilimenti, dopo il rigetto della gran parte delle osservazioni presentate, motivo per cui già si preannunciano ricorsi al Tar. Dopo l’approvazione in Consiglio comunale, ad ogni modo, ci sono ulteriori passaggi da dover rispettare: l’invio in Regione che dovrà valutare la compatibilità con il Piano regionale e il ritorno in aula a Palazzo Carafa per la presa d’atto finale.

Articoli correlati

La darsena di Gallipoli resta attiva (per ora): il Tar congela lo smantellamento

Redazione

“Le radici e il porto sicuro di ognuno”: è la Festa dei Nonni

Redazione

Lo stupore dei pescatori: cinque balenottere al largo di Gallipoli- Il video

Redazione

Nomine senza concorso in Sgm, i sindacati scendono sul piede di guerra

Redazione

Scadenza appalti di gestione delle reti, Aqp: assicurata continuità del servizio

Redazione

Nassiriya, 18 anni dopo: Trepuzzi e il Salento ricordano Alessandro Carrisi

Redazione