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Piano coste di Lecce, rigettata gran parte delle osservazioni dei balneari

LECCE- Buona parte delle 28 osservazioni presentate al Piano comunale delle coste di Lecce è stata non accolta. La conferma arriva dalla bozza di relazione contenente le controdeduzioni e prossima all’approvazione, testo che però già circola tra gli addetti ai lavori, i quali, ovviamente, sono già sul piede di guerra, ancora una volta. In mattinata, un confronto su questo si è tenuto in Confcommercio e i sindacati dei balneari, a cui i documenti ufficialmente non sono ancora arrivati, ribadiscono un punto: “un mese fa, l’assessore regionale al Demanio, Raffaele Piemontese, ha preso un impegno, cioè che tutti i piani comunali delle coste al momento sono sospesi”.

Per il dopo, ci si attrezza. Non accolte sono state in blocco le osservazioni dell’associazione Italia Nostra, ma anche dei sindacati Federbalneari e Sib, che hanno concentrato l’attenzione su alcuni punti, in particolare sul fatto che, sul fronte erosione, il Piano comunale abbia recepito la classificazione del Piano regionale 2005 senza effettuare una autonoma attività istruttoria; contestate le previsioni che potrebbero portare alla decadenza o revoca delle concessioni, come nel caso di mancata pulizia e custodia della spiaggia o per i mancati monitoraggi ambientali, ritenuti tra l’altro un onere troppo gravoso a carico dei gestori; oggetto di contestazione anche la previsione dell’obbligo di dotarsi di aree parcheggio per i lidi e della non possibilità di concedere porzioni di spiaggia per la sola posa di ombrelloni e sdraio.

Respinte anche quasi tutte le osservazioni depositate dai titolari dei lidi di San Cataldo. Si sono soffermate soprattutto su alcune macroquestioni.

La prima riguarda i manufatti stabili, che andrebbero trasformati in strutture amovibili: secondo i titolari dei lidi, vanno considerate pertinenze demaniali (pertanto, non devono essere demolite e trasformate), mentre secondo il Comune sono opere che ancora non lo sono ma potrebbero diventarlo “per scelta dello Stato al momento della scadenza della concessione”, quando sarà il Demanio a incamerarle e a valutarne le sorti. Entro i due anni dalla entrata in vigore del Piano, ad ogni modo, si dovrà verificare la sussistenza dell’interesse pubblico al loro mantenimento totale o parziale e valutare la possibilità e/o l’opportunità di rimuoverle. Salvato, al momento, solo lido Granchio Rosso, a Frigole, perché, in quanto unico complesso, non è possibile convertirlo in parte in struttura precaria.

La seconda macroquestione riguarda le richieste di revisione della classificazione della criticità dell’erosione costiera: per il Comune, assume una valenza indispensabile il monitoraggio che non è un mero confronto di foto catturate estemporaneamente in momenti diversi, ma deve seguire un protocollo. È solo a valle di quel monitoraggio che si può effettivamente procedere ad una riclassificazione.

Il terzo tema cruciale riguarda il fronte mare: diverse strutture superano il limite dei 150 metri. Non ci sono deroghe su questo punto, ma in via transitoria, fino a quando non verrà definito il procedimento, il fronte resta per ognuno così come è adesso.

La quarta questione attiene, ancora, alle fasce di rispetto di edifici storici, come il faro di San Cataldo, il molo di Adriano o la torre a Torre Rinalda: entro i 100 metri da questi beni non ci potranno essere lidi.

Il quinto nodo riguarda, poi, le fasce di rispetto dei canali e del bacino dell’Idume: ridotte a 10 metri, consentono così di salvare alcuni lidi, come lo Stemar a Frigole, in parte lido Kalù di Spiaggiabella, lido Bacino a Torre Chianca.

Com’è noto, in seguito al contenzioso dinanzi ai giudici amministrativi, al momento le concessioni sono state prorogate dal Comune in via provvisoria fino al 2033, ma la decisione attesa per l’autunno della plenaria del Consiglio di Stato potrebbe sparigliare le carte.

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