SALENTO – Per la provincia di Lecce è l’hotel Zenit, per quella di Brindisi l’Heden Beach Club di Torre Canne. Nel Tarantino, invece, la trattativa è ancora in corso e si concentra su una rsa confiscata 3 anni fa: nuova di zecca ma, da allora, abbandonata.
Sono questi i tre covid hotel di riferimento delle tre province salentine: la loro conversione è stabilita dal protocollo siglato tra le Asl Locali e la Protezione Civile Regionale.
Doveva essere tutto pronto da mesi: in primavera, nel pieno della prima ondata, fu siglato un accordo tra albergatori e protezione civile regionale per arrivare a tagliare proprio questo traguardo. Un accordo, da allora, rimasto su carta e che, in parte, si concretizza soltanto adesso.
Il primo ad essere attivato, il 27 ottobre scorso, è stato l’Heden Beach Club di Torre Canne, nel Brindisino: 25 stanze in tutto. Questo lunedì è la volta dello “Zenit” a Lecce: anche qui 25 stanze. Nel Tarantino, letteralmente frustato dal virus in questa seconda ondata, la trattativa è ancora in corso: la Procura sarebbe pronta a “cedere” una rsa confiscata 3 anni fa e che garantirebbe ben 68 posti letto. Non vi è ancora, però, nulla di ufficiale.
A chiedere un’accelerata sull’attivazione delle strutture, giovedì scorso, è stato il Ministro Boccia. Stando al piano di marzo tutta la Puglia avrebbe dovuto contare su 24 covid hotel. Due ciascuno nelle tre province salentine.
Adesso l’obiettivo, nato da un nuovo confronto tra Governo e Regioni, è un covid hotel per ogni provincia italiana: si riparte dunque da zero, con propositi decisamente ridimensionati e potenzialmente più realizzabili a stretto giro.
L’esigenza di attivare i covid hotel – lo ricordiamo – deriva dalla crescita, esponenziale, dei focolai domestici. Le strutture, di fatto, accoglieranno i soggetti positivi che non necessitano di ricovero e che, per una serie di motivi, non hanno la possibilità di isolarsi in casa propria, evitando di contagiare gli altri membri della famiglia. Isolare gli asintomatici e paucisintomatici significa ridurre, e non di poco, lo sforzo dell’attività di tracciamento dei contatti, limitando l’effetto domino e, di conseguenza, rallentando la corsa di un virus.
E.Fio