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Chiusura strade e piazze affollate: nel Dpcm sindaci non più citati. Chiedono chiarezza: “La sostanza non cambia”

SALENTO – La forma è cambiata ma – secondo i sindaci – la sostanza no. Per questo i Comuni di Lecce, Brindisi e Taranto chiederanno delucidazioni ai Prefetti.

Un passo indietro. Dopo le polemiche scattate quando ancora il nuovo Dpcm doveva essere firmato – con l’Anci che ha bollato come uno “scaricabarile la scelta” del Governo – nel testo finale del decreto scompare la parola «sindaci» in riferimento alle responsabilità delle restrizioni locali anti-movida.

All’art.1, comma 2, del decreto, infatti, adesso si legge «delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico dopo le 21». Un verbo impersonale che lascia spazio ad un interrogativo aperto: su chi ricade, dunque, la responsabilità di questi provvedimenti?

Sull’argomento i sindaci delle tre province salentine (Lecce, Brindisi e Taranto), si diceva, annunciano già di voler chiedere delucidazioni agli uffici territoriali di Governo.

Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, arriva dritto al punto: “I sindaci -precisa- non si sottraggono alle proprie responsabilità, anche le più delicate e gravose. Chiedono solo di essere messi nelle condizioni di esercitarle pienamente, con adeguati riconoscimenti di risorse umane e finanziarie. Voler affidare – tramite ordinanze sindacali – alle sole forze di polizia locale il gravoso compito di esercitare i controlli per evitare assembramenti è illusorio quando gli organici sono insufficienti, le possibilità di assunzioni bloccate, le risorse per il pagamento degli straordinari inesistenti. E’ importante quindi stabilire sulla base di quali presupposti tecnico- scientifici adottare questo provvedimento dacchè, come sappiamo, la mappa del rischio oggi in Italia è fortemente eterogenea e una Provincia come la nostra, ad esempio, ha tra i più bassi indici di contagio in tutta Italia. È dunque fondamentale -conclude- individuare la sede istituzionale propria per disporre la chiusura in determinati comuni di specifiche aree urbane ed eventualmente organizzare tutte le forze di polizia disponibili per aiutare gli agenti della municipale.
Chiederemo ai Prefetti collaborazione e indicazioni -conclude- passaggio delicato e fondamentare è valutare l’adeguatezza e proporzionalità delle restrizioni al rischio esistente, per evitare di colpire pesantemente l’economia locale”.

Dello stesso avviso è il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci: “La modifica al testo del DPCM non è concordata con l’ANCI e ha il sapore della retromarcia solo estetica -dice- perché non solleva i sindaci e soprattutto non assegna loro gli strumenti per intervenire efficacemente. Per quanto ci riguarda, chiederemo al prossimo tavolo sull’emergenza epidemiologica in prefettura di mettere a verbale che, ai sensi dell’art. 50 del DLgs n. 267 del 2000, la competenza dei provvedimenti di specie è del Governo, trattandosi di una emergenza certamente sovracomunale/nazionale e anche di più.

Non è corretto, dopo tanti confronti -inclaza ancora- scaricare sugli amministratori locali la responsabilità di veri e propri coprifuoco innanzi all’opinione pubblica.I sindaci non si tirano indietro dinnanzi alle responsabilità, ma occorre coerenza ed agibilità: essere usati sempre come il saccone da pugili nei momenti di stress del Paese è diventato ormai inaccettabile e controproducente”.

Riccardo Rossi, primo cittadino di Brindisi, fa eco ai colleghi: “Aver cancellato la parola sindaco dal decreto rende ancor più ambigua l’interpretazione del provvedimento -dice- Siamo in attesa di capire con Anci come comportarci ma sarebbe auspicabile che il Governo chiarisca meglio e che detti una linea più omogenea. Nel frattempo, anche in veste di presidente della Provincia di Brindisi, ho chiesto alla prefettura di convocare una riunione al più presto con tutti i sindaci della provincia e i vertici delle forze dell’ordine: credo sia necessario, affinchè qualsiasi provvedimento sia efficace, che ci sia omogeneità e coerenza tra comuni limitrofi, anche per evitare spostamenti che renderebbero inefficace qualsiasi provvedimento individuale dei primi cittadini”.

E.Fio

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