Politica

Dopo la lunga notte della parità di genere, fuoco incrociato tra gli sfidanti alle Regionali

BARI – La lunga notte della parità di genere, così potrebbe essere ribattezzata, consegna un risveglio al vetriolo: gli sfidanti alle Regionali in Puglia non le mandano a dire ed è subito fuoco incrociato.

Il Governatore uscente rompe il ghiaccio: “Non ho convinto la maggioranza, me ne assumo la responsabilità politica” dice. Fitto ribatte, parlando di “un pericoloso gioco politico-elettorale in atto, che mette a rischio la tenuta democratica delle istituzioni pugliesi”. Contro quest’ultimo ed Emiliano interviente poi la pentastellata Laricchia: a entrambi riserva l’accusa, a muso duro, di aver offeso le donne pugliesi.

Scalfarotto rincara la dose, sottolineando di essere davanti ad una vera e propria “umiliazione di tutte le donne in Consiglio regionale”, Conca descrive la notte appena trascorsa come “uno spettacolo indecoroso da parte dell’intero arco costituzionale”.

Andiamo con ordine. Dopo la fumata nera, a tarda notte, il Presidente uscente Emiliano rivendica l’essenzialità del tema dibattuto nel programma del partito democratico. “Ho già contattato in piena notte il Governo per informarlo di quanto accaduto -dice- e dando il mio pieno consenso all’emissione di un provvedimento che introduca la doppia preferenza di genere. La battaglia continua”.

A controbattere, per primo, è lo sfidante del Centrodestra Raffaele Fitto: “per tutta la legislatura -dice- Emiliano e la sua maggioranza non hanno mai affrontato il tema”. Poi l’europarlamentare ricostruisce i fatti: “Il centrodestra avrebbe votato e voterebbe il testo della giunta Emiliano senza discussione -dice- In Consiglio invece vengono presentati molti emendamenti che nulla hanno a che fare con la parità di genere. A questo punto l’opposizione di centrodestra ne presenta oltre 2000 (pronti a ritirarli in un minuto) non per ostruzionismo, ma con il chiaro obiettivo di votare solo ed esclusivamente il testo della Giunta e niente altro. Tra tanti emendamenti ne viene approvato uno (il cosiddetto emendamento Lopalco) e quel punto Emiliano va su tutte le furie e decide di abbandonare l’aula con buona parte della sua maggioranza. Manca il numero legale e quindi termina il Consiglio. Al presidente del consiglio regionale Loizzo -conclude dunque- chiedo di convocare il consiglio ad horas per approvare in 10 minuti non una nostra legge ma esattamente il testo approvato da Emiliano e dalla sua giunta qualche giorno fa”.

Sulla bagarre degli emendamenti e sull’abbandono dell’aula interviene anche la candidata pentastellata Antonella Laricchia: “Da una parte -dice- abbiamo avuto una giunta di centrosinistra che ha rimandato per cinque anni quello che doveva essere il primo provvedimento della legislatura, dall’altra un centrodestra che ha scelto l’ostruzionismo presentando quasi 2 mila emendamenti. Siamo orgogliosi di essere alternativi a loro, tanto che per senso di responsabilità in Commissione avevamo ritirato la nostra proposta di legge, dando il voto favorevole al disegno di legge della Giunta, per far sì che si potesse in ogni caso approvare questa modifica alla legge elettorale, segno di civiltà. Eravamo comunque disposti a un confronto costruttivo in aula pur di arrivare all’obiettivo, anche a costo di restare in aula 48 ore -conclue- Invece la vecchia politica ha preferito dare l’ennesima prova indegna di sé e offrire uno spettacolo vergognoso che i pugliesi non avrebbero mai meritato”.

Contro il Movimento 5 Stelle, in primis, interviene invece il consigliere regionale (ex pentastellato) Mario Conca: “Tutte le forze politiche tengono così tanto alle donne che non sanno esattamente dove allocarle -incalza- ma leggere l’indignazione di chi ha prodotto tale situazione è, francamente, scandaloso. Il Movimento 5 Stelle, tanto per cambiare, ha cambiato idea anche sulla doppia di preferenza, era contrario fino a pochi mesi fa.
Questa è la mercificazione delle donne, altro che le chiacchiere che pubblicamente si affannano a raccontare. Molti della maggioranza poi sono rimasti in Aula -continua- mentre ci si avvicendava per denunciare cotanta arroganza amministrativa. Poco dopo hanno fatto mancare il numero legale. Uno spettacolo davvero indegno che voglio denunciare oltremodo. Abbiate almeno il coraggio di tacere”.

Il deputato renziano Ivan Scalfarotto affida il suo sfogo, infine, ad una diretta fb: “Il consiglio regionale della Puglia ha sancito la propria incapacità di legiferare -dice- è l’ultima dimostrazione che, a parte l’etichetta, di progressista nel Governo pugliese non c’è proprio nulla. Una vera e propria farsa quela andata in scena, durante la quale sono state umiliate tutte le donne. Poi l’8 marzo, dato che siamo di sinistra -chiosa con ironia amara- compriamo quintali di mimose, mi raccomando”.

Nessun commento a caldo, infine, da parte del candidato del Movimento Sociale Italiano-Fiamma Tricolore, Pierfranco Bruni.

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