TORINO/LECCE – I reati contestati al margine dell’operazione denominata “Dark Hole” (letteralmente “Buco nero”) sono: riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e da reato societario.
Tocca anche Lecce l’inchiesta avviata a Torino e che ha delegato ai finanzieri di Palermo a tre arresti: nei guai l’imprenditore torinese Roberto Ginatta (già amministratore della Blutec srl e legale rappresentante della Metec), il figlio Matteo Orlando e Giovanna Desiderato. In questi ultimi due casi si tratta dei vertici della Mog Srl, holding che controlla la Società Alcar di Lecce, oltre a quella di Vaie, nel Torinese.
Il gip di Torino ha disposto il sequestro preventivo dell’intero complesso aziendale della holding, il sequestro delle quote societarie e delle disponibilità finanziarie per un valore di circa 4 milioni di euro. La società, che secondo gli inquirenti è stata utilizzata come “cassaforte” degli indagati, è stata affidata a un amministratore giudiziario.
Più nel dettaglio Ginatta è accusato di aver distratto circa 16 milioni e mezzo di euro di finanziamenti pubblici destinati al programma di riconversione e riqualificazione del polo industriale di Termini Imerese (nel Palermitano). Fondi pubblici, stando all’indagini, impiegati per tutt’altro, come l’acquisto di biglietti e abbonamenti per le partite di calcio della Juventus e l’acquisto di titoli esteri.
Gli altri due iscritti nel registro degli indagati, Matteo Orlando Ginatta e Giovanna Desiderato, rispettivamente proprietario e amministratice della holding Mog (a guida di Alcar), sono accusati del riciclaggio di oltre 500mila euro, attraverso la stessa società. A carico del primo è ipotizzato anche il concorso nella bancarotta fraudolenta della Metec s.p.a., in relazione all’operazione di acquisizione della Alcar Industrie s.r.l., che ne ha poi aggravato il dissesto.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Torino, sono state svolte tramite l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ispezioni, perquisizioni, consulenze tecniche e l’ascolto di persone informate sui fatti.
Un terremoto giudiziario le cui conseguenze si riverseranno inevitabilmente sulla Alcar locale e che risulteranno più chiare soltanto nelle prossime ore.