Attualità

Randagismo, da Lecce la sentenza “salva Comuni”

LECCE- Possono tirare un sospiro di sollievo i tanti Comuni citati in giudizio dai cittadini dopo incidenti causati da animali randagi. È dalla Corte d’Appello di Lecce, infatti, che arriva un chiarimento cruciale che pone un punto fermo nella giurisprudenza ondivaga sul tema. In sostanza, non basta che le norme individuino gli enti locali come responsabili in astratto del controllo e della gestione del fenomeno, perché è necessario dimostrare la loro colpa nel concreto, altrimenti sono esonerati dal pagamento del risarcimento dei danni.

È questa la tesi fatta valere nel giudizio di secondo grado dall’avvocato Mariacristina Antonucci, che ha difeso il Comune di Calimera in una causa civile contro una cittadina che nel 2005, mentre era in bicicletta, è stata aggredita da due cani, perdendo il controllo della bici e cadendo a terra, riportando lesioni con esiti invalidanti a carattere permanente. Nel 2015, il Tribunale di Lecce ha esonerato da responsabilità la Asl, chiamata in causa dal Comune, condannato solo quest’ultimo al pagamento di danni per complessivi 14mila euro circa, oltre alle spese processuali: in base alle leggi nazionale e regionale allora vigenti, secondo i giudici, spettava solo ai Comuni l’obbligo di vigilanza.

A conclusioni opposte è giunta la Corte d’Appello, che ha sposato la tesi dell’avv. Antonucci: ai Comuni spetta limitarsi alla gestione dei canili e dunque alla mera accoglienza degli animali, mentre il ricovero dei cani, che presuppone l’attività di recupero e cattura, spetta ai Servizi veterinari Asl. Non solo: in casi come questi, è il danneggiato a dover fornire la prova della colpa in concreto dell’ente cui spetta la prevenzione e la repressione del fenomeno, con una verifica da fare caso per caso, anche alla luce dell’adozione o meno di tutte le precauzioni che avrebbe dovuto tenere per evitare incidenti simili. In questo caso, ad esempio, il Comune ha potuto dimostrare che aveva adottato diversi provvedimenti precedenti per arginare il fenomeno. Dunque, nessuna colpa e nessun risarcimento.

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