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Ricette dematerializzate solo in parte, pazienti costretti ad andare dal medico

LECCE- Per evitare di doversi presentare negli ambulatori per farsi prescrivere le ricette mediche, il 16 marzo scorso il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha fatto sapere di aver firmato un’ordinanza per la loro dematerializzazione: in sostanza, grazie all’attribuzione di un codice, i cittadini non dovranno più recarsi dal medico ma potranno rivolgersi direttamente in farmacia per ritirare i medicinali. Peccato, però, che questa possibilità sia al momento valida solo per le cosiddette ricette bianche, mentre per le rosse, almeno fino a mercoledì prossimo, bisognerà continuare ad osservare la trafila tradizionale.

La denuncia arriva da una nostra telespettatrice: “Per poter procurare le medicine a mia zia, che si trova ricoverata presso una struttura privata, dunque per non interrompere il suo piano terapeutico – racconta – mi sono dovuta spostare in un comune diverso da quello in cui risiedo per raggiungere il suo medico, andare in farmacia, ordinare il farmaco e oggi forse potrò farglielo avere. Io non posso stare a casa! Qualcuno spieghi perché in ogni regione esiste un sistema differente più o meno complicato di gestione di questo problema. Spiegatemi perché un paziente cardiopatico o un paziente diabetico o un malato in genere deve recarsi obbligatoriamente dal medico in questo periodo”.

Effettivamente, il problema c’è e non è da poco. Come spiega il dottor Antonio De Maria, a capo della Fimmg, il sindacato che nel Leccese rappresenta la metà dei medici di famiglia, “una nota regionale dice che sono dematerializzate anche le ricette rosse, ma da verifica svolta personalmente in farmacia si può constatare che lo sono solo in parte”.

La questione riguarda, in particolare, la molecola Clopidogrel per gli anticoagulanti.

L’inghippo è nelle “fustelle”: i farmacisti sono costretti a metterle direttamente sulla ricetta cartacea e non potendo stampare quella dematerializzata, da cui prendono solo il codice, il processo si blocca. Dal 1° aprile, invece, potranno attaccarle su un foglio A4 e il problema non si porrà più.

Eppure, per un’altra settimana almeno questa procedura farraginosa esporrà a più rischi i pazienti e soprattutto i medici. Sebbene gli ingressi negli ambulatori siano centellinati, le condizioni in cui sono costretti ad operare restano drammatiche, poiché a loro non vengono forniti i dispositivi di sicurezza, come mascherine, camici, caschi e guanti, materiali che devono reperire da soli con estrema difficoltà. Non è un caso che tra i 30 camici bianchi già deceduti in Italia, ben 17 siano medici di medicina generale. L’ultimo decesso è di un 59enne foggiano che lascia moglie e tre figli.

 

t.c.

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