Cronaca

Dopo arresto presunto pedofilo, venerdì in Procura l’ascolto dei genitori del piccolo Mauro

TAVIANO- Se si è davvero ad un punto di svolta sul caso del piccolo Mauro Romano, il bambino di sei anni di Racale scomparso nel 1977 a Taviano mentre giocava davanti casa dei nonni, è ancora presto per dirlo, ma i passi che si stanno facendo sono importanti. Per venerdì pomeriggio, alle 16, il pm Stefania Mininni ha fissato l’ascolto dei genitori Bianca e Natale, che la scorsa settimana avevano chiesto di poter conferire con lei tramite l‘avvocato Antonio La Scala. Il fascicolo, dunque, è stato riaperto e viaggia in parallelo, pur avendo, a quanto pare, molti punti di contatto, con quello relativo al 69enne di Taviano arrestato martedì con l’accusa di pedofilia e pedopornografia per aver adescato almeno 17 ragazzini tra gli 11 e i 14 anni, tra gennaio 2018 ed aprile 2019. L’anziano, attualmente in carcere, sarà interrogato nelle prossime ore.

Le due storie sono apparentemente slegate tra loro, ma ci sono coincidenze non da poco. Innanzitutto l’uomo al centro dell’inchiesta sugli abusi a Taviano: è lo stesso che nel 1984 venne condannato in via definitiva per tentata estorsione nei confronti dei genitori di Mauro. Dopo la scomparsa del piccolo, infatti, fece loro sette telefonate in cui chiedeva 30 milioni di lire come riscatto per riconsegnare il bambino. Per essere più credibile, diceva che poteva tagliargli un dito o un orecchio, come prova alla famiglia del fatto che il bambino fosse ancora vivo. Venne sorpreso dai carabinieri in una cabina telefonica, dopo l’ultima chiamata estoriva: “Se non vi affrettate a portarmi i soldi, ve lo faremo trovare in un pozzo”.

Parlava al plurale quell’uomo, che nel 1977 aveva 25 anni. Non venne condannato per omicidio, solo per tentata estorsione, pista rimasta sempre poco credibile visto che la famiglia Romano non aveva disponibilità economiche tali da poter pagare un riscatto di quella portata. Ora si spera che anche per la scomparsa di Mauro possa essere battuta la pista della pedofilia, per capire se si possono riannodare i fili di questa storia di 43 anni fa alla luce dei retroscena emersi con l’arresto delle ultime ore.

C’è, ad esempio, il fatto che a dicembre le forze dell’ordine hanno scandagliato un pozzo a Taviano. “Alla ricerca di armi”, è stata la versione ufficiale, ma è più probabile che si stessero invece cercando delle ossa. Non in un luogo qualunque: il terreno sarebbe lo stesso su cui sorge il casolare punto di incontro dei ragazzini adescati. Qualcuno deve aver indirizzato gli investigatori proprio lì.

Ora i genitori sono pronti a chiarire ulteriori dettagli, vogliono andare in fondo a questo giallo. Sanno che, dopo due inchieste archiviate, questa potrebbe essere l’ultima possibilità per sapere cosa sia realmente accaduto.

 

Tiziana Colluto

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