ARNESANO- Diversità di vedute sulle cause che hanno innescato le fiamme che hanno portato alla tragica esplosione, il 9 novembre del 2018, della fabbrica di fuochi d’artificio Pirotecnica F.lli Cosma, di Arnesano. Divergenze tra quanto sostiene la Procura e quanto invece rilevato dalla difesa dei tre indagati per omicidio colposo: Raffaele Dario Cosma, 49anni di Monteroni, padre della vittima, e titolare dell’azienda; Gianluca Cosma, 44 anni e Andrea Cosma, anche lui 44enne, tutti di Monteroni, in qualità di soci, rappresentati dagli avvocati Massimo Bellini e Francesca Conte. Questi ultimi sostengono come un macchinario sul quale quel giorno si stava lavorando non fosse in funzione e non attaccato alla corrente elettrica. Le fiamme sarebbero quindi state determinate da autocombustione. Un evento fortuito e accidentale per il quale non è possibile individuare responsabilità.
Nell’udienza preliminare i difensori hanno chiesto quindi una perizia sulle reali cause della deflagrazione in seguito alla quale persero la vita prima Gabriele Cosma, figlio 19enne di uno dei titolari della storica ditta della famiglia di Monteroni, poi Gianni Rizzo, 43 anni di Carmiano, l’operaio rimasto ustionato nell’incendio, deceduto dopo qualche giorno nell’ospedale Perrino di Brindisi. Nella fabbrica, in contrada Palombo, l’esplosione era avvenuta alle 8,30 del mattino. La struttura era stata completamente distrutta. I tre indagati sono accusati di aver provocato colposamente, in concorso, e per aver violato le norme per la prevenzione infortuni sul lavoro, la morte del 19enne e dell’operaio.La mamma del giovane Gabriele si è costituita parte civile.