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Ex Ilva, stop altoforno 2. ArcelorMittal: 3.500 operai in cassa integrazione

TARANTO- “Il termine richiesto risulta troppo ampio, in palese contrasto con tutte le indicazioni giurisprudenziali e normative, e dunque tale da comprimere eccessivamente l’interesse alla salvaguardia dell’integrità psico-fisica dei lavoratori”. Così il giudice Francesco Maccagnano, magistrato nel processo per la morte dell’operaio Ilva Alessandro Morricella, avvenuta a giugno 2005, ha deciso di spegnere l’altoforno 2 dell’ex Ilva, oggi Arcelor Mittal.

I commissari chiedevano un anno di tempo per ottemperare alle prescrizioni di automazione del campo di colata. Una volta arrivato l’ordine di esecuzione del sostituto procuratore di Taranto, Antonella De Luca, per stoppare l’altoforno, il custode giudiziario dell’area a caldo, Barbara Valenzano, sarà in fabbrica per dare corso al cronoprogramma di fermata e spegnimento dell’impianto.

L’azione del pm -spiega AGI- è un atto dovuto dopo che martedì sera il giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano, ha respinto l’istanza di Ilva in amministrazione straordinaria per una proroga temporale finalizzata a fare gli ulteriori lavori di messa in sicurezza all’altoforno e superare così la scadenza di dopodomani, 13 dicembre, data in cui gli ulteriori lavori dovevano terminare. Rispetto alla proroga chiesta da Ilva, la procura, lunedì scorso, aveva espresso parere positivo sia pure con prescrizioni. È presumibile che il sostituto De Luca firmi l’ordine di esecuzione subito dopo il 13 perché sino a quella data l’altoforno 2 usufruisce ancora della ‘copertura’. Ma questo, nella sostanza, cambia poco perché, per il momento, la sorte dell’impianto è comunque segnata. Scontata appare anche l’impugnazione al Tribunale del Riesame, da parte di Ilva, del provvedimento di Maccagnano. L’impugnazione, con cui si chiede di annullare il diniego del giudice alla proroga, dovrebbe essere presentata il 20 dicembre dagli avvocati della società proprietaria dello stabilimento (ArcelorMittal è in fitto) ed essere discussa nel nuovo anno alla prima udienza utile, probabilmente intorno al 7 gennaio.

Intanto, dopo la decisione del giudice, ArcelorMittal ha informato le organizzazioni sindacali che, in virtù di quello spegnimento, a breve avvierà la procedura di cassa integrazione straordinaria per 3500 unità. In queste sono compresi 1273 che sarebbero stati collocati in Cassa ordinaria.

L’impianto, va ricordato, fu sequestrato nel giugno del 2015 dopo l’incidente sul lavoro costato la vita all’operaio Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente.

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