TARANTO- Gli emendamenti presentati da Italia Viva e Forza Italia per reintrodurre lo scudo penale per l’ex Ilva sono stati giudicati inammissibili dalla commissione Finanze della Camera. L’estraneità alla materia sarebbe alla base della motivazione. Una questione più politica all’interno del M5s, diviso in due blocchi, che concreta ai fini della vertenza: ArcelorMittal, il colosso franco indiano che ha rilevato il siderurgico lo scorso anno e che ora vuole lasciare l’Italia, ha già detto che vuole andarsene anche se l’immunità dovesse essere reintrodotta. Qualcosa di inaccettabile, in ogni caso, quello scudo penale, secondo i Verdi.
In queste ore, da parte della società, il deposito in tribunale dell’atto di recesso dal contratto di affitto, il passaggio formale rispetto a quanto già preannunciato. “Lo Stato impugnerà l’atto con cui loro hanno avviato l’uscita dall’Italia”, ha dichiarato il capo politico dei 5stelle Luigi Di Maio in mattinata. L’azienda ha già annunciato ai lavoratori il cronoprogramma per spegnere l’altoforno 2, con scadenza finale al 14 dicembre. Parla così ArcelorMittal, con atti che vanno inequivocabilmente nella direzione dell’abbandono e non della trattativa rispetto all’incontro avuto col governo, anche se questo silenzio per molti significa che si sta lavorando sotto coperta.
Gli occhi sono puntati alla giornata di giovedì, giorno del possibile nuovo incontro con gli imprenditori ma soprattutto del Consiglio dei ministri per il quale il premier Conte ha chiesto alla sua squadra di governo di portare proposte per il rilancio industriale di Taranto. Che potrebbe passare anche per una nuova cordata o per l’ingresso di Fincantieri nella partita.
Nel capoluogo ionico, però, c’è chi chiede a gran voce che si cambi completamente rotta. In mattinata i Verdi, con Angelo Bonelli, hanno rilanciato la loro proposta di sempre, attualizzata: rendere Taranto un nuovo polo tecnologico, rilanciare le bonifiche, dismettere l’acciaio.
Anche i medici per l’ambiente di Isde rilanciano la propria proposta di “non sottostare al ricatto occupazionale”. “La costante trasgressione dell’articolo 41 della Costituzione, perpetrata per decenni – dicono – si è legata sino ad ora alla precisa scelta politica della prosecuzione dell’attività del siderurgico come unica strada percorribile. Questo ha permesso la tirannia dei privati, concentrata solo sulla produzione di acciaio. La popolazione di Taranto per questo è stata discriminata sotto il profilo sanitario e continua a pagare costi altissimi in termini di qualità di vita e di salute. Si continua in maniera ingiustificabile ad ignorare esperienze internazionali come quella della Ruhr in Germania o della ex Bethlehem Steel a Sparrow Point (USA), che hanno dimostrato come il lavoro precedentemente speso in attività inquinanti e insalubri può essere non perso ma riconvertito con successo in lavoro per la bonifica e per la realizzazione di attività più sostenibili, con guadagni non solo per i privati ma per tutta la comunità”.