LECCE- Una incredibile e paradossale sperequazione che porta, ad esempio, due appartamenti nello stesso condominio, ad avere due rendite diverse. È uno degli effetti più eclatanti della sentenza del Consiglio di Stato del 20 febbraio scorso sulla riclassificazione degli immobili a lecce che innesca una disuguaglianza di fatto tra i contribuenti, a svantaggio di chi non si è mosso in tempo per presentare ricorso alla Commissione tributaria e che subirà un aumento delle tasse di circa il 20 per cento. A salvarsi sono i circa 7mila contribuenti che hanno vinto i ricorsi alla Commissione tributaria.
La revisione delle rendite catastali riguarda, com’è noto, le unità immobiliari comprese nelle microzone 1 e 2, che coprono il 75 per cento del territorio del capoluogo e sono già state previste nel 1999 dal Comune di Lecce, che ha attivato il procedimento con delibere di giunta di luglio e ottobre 2010, durante l’amministrazione Perrone, con il conseguente invio degli avvisi di accertamento da parte dell’Agenzia del Territorio. Il Tar, nel 2013, ha annullato gli atti, dando ragione ad un contribuente e alle associazioni dei consumatori Codacons, Adusbef Puglia, Adoc Provinciale. L’agenzia delle entrate però ha impugnato la sentenza. il Consiglio di Stato chiude ora la partita con la motivazione che il ricorso al Tar è stato tardivo.
Di chi è la responsabilità di tutto questo? Se dal punto di vista giuridico sembra che l’ultima parola sia stata messa, allora il problema, dice Daniele Imbò di Adusbef Lecce, torna ad essere politico e toccherà alla prossima amministrazione risolverlo.
