ROMA- E’ stata rinviata a mercoledì prossimo la discussione in seno alla Giunta per le autorizzazioni a procedere sull’uso delle intercettazioni del senatore leghista Roberto Marti. Si tratta del contenuto delle telefonate intercorse tra lui, che non era direttamente intercettato, e gli ex assessori comunali Attilio Monosi e Luca Pasqualini, nell’ambito dell’inchiesta sull’assegnazione delle case popolari a Lecce. Le intercettazioni coprono un periodo che va dal 2014 al 2016.
La Giunta dovrà decidere innanzitutto di chi è la competenza, se della Camera, visto che all’epoca Marti era deputato, o del Senato, ramo del parlamento a cui appartiene oggi. Il gip Giovanni Gallo ha inoltrato la richiesta alla Camera l’8 febbraio scorso. E ritiene rilevanti quelle intercettazioni per chiarire due punti: il primo riguarda i rapporti tra il parlamentare e il fratello del boss della Scu Maurizio Briganti, a cui sarebbe stato assegnato in modo illegittimo un alloggio confiscato alla mafia. Il secondo punto riguarda, invece, i legami politici tra Marti ed esponenti di spicco della giunta di Paolo Perrone, assessori sui quali il senatore avrebbe fatto pressioni per far destinare quell’appartamento ad Antonio Briganti.
Come si evince dalle intercettazioni contenute nel nostro resoconto di ieri, emerge che Marti fosse un vero e proprio deus ex machina del centrodestra leccese.