Politica

Intercettazioni, Marti come “deus ex machina” del centrodestra leccese. Domani la Giunta

LECCE- Non ci sono solo le conversazioni telefoniche che si chiede di sdoganare, perché ritenute rilevanti nel processo che si aprirà a breve sull’assegnazione delle case popolari a Lecce. Al di là di questo, che ha contenuto già noto, dalla domanda di autorizzazione all’uso di intercettazioni, avanzata dal gip Giovanni Gallo alla Camera dei Deputati di cui allora faceva parte l‘attuale senatore leghista Roberto Marti, emerge lo spaccato politico che ha portato poi alla disfatta del centrodestra alle elezioni di due anni fa. Emergono le modalità di raccolta voti durante le campagne elettorali e, soprattutto, i rapporti di forza all’interno della coalizione che all’epoca faceva capo all’ex sindaco Paolo Perrone. Ora è tutto di dominio pubblico, sul sito della Camera.

“Che io prometto gli assessorati, che io ti sto mantenendo da dieci anni, da dieci anni ti sto mantenendo”. Così parla Roberto Marti riferendo del suo litigio con Paolo Perrone. Lo fa mentre è al telefono con Attilio Monosi, il giorno dopo il rimpasto di giunta del 23 gennaio 2016 che aveva provocato molti malumori soprattutto in casa di Fiorino Greco, padre del sindaco di Novoli e suocero di Tatiana Turi, presidente della Lupiae Servizi. Dopo l’accordo con Fi, il sindaco aveva fatto fuori la sua vice Carmen Tessitore, attribuendo le sue deleghe a Nunzia Brandi e la carica di vice a Gaetano Messuti. Marti è su tutte le furie: come racconta, Fiorino Greco avrebbe sparlato di lui senza che gli altri esponenti della maggioranza prendessero le sue difese. A quel punto fa pesare il suo ruolo. Verso Greco dice: “io ti ho dato la Lupiae Servizi”; “Io mi sono inventato la Carmen Tessitore ché non faccio scontento Paolo Cairo e Rocco Ciardo”. A Monosi riferisce del litigio con Perrone, colpevole anche lui di non averlo difeso. E conclude: “gli sta sfugge tutto […] perso la sensibilità e sta perdendo quindi la forza poi no? Perché quando perdi la sensibilità tu che fai, perdi anche la forza no?”.

Sull’argomento ritorna qualche giorno dopo, il 4 febbraio, sempre con Monosi: “fino a che non finisce quest’amministrazione comunale vi dovrò far capire che cazzo ho fatto io in questi otto anni. Me lo sono messo in testa. […]sto facendo capire a Fiorino Greco chi ha promesso gli assessorati e non li ha mantenuti. Chi non ha mantenuto gli impegni”. Aggiunge anche a luglio incitate Fiorino Greco a capire che deve lasciare la Lupiae (alla scadenza del mandato di Turi, ndr) se no cade l’amministrazione…questo sia chiaro”.

Che Marti sia punto di riferimento assoluto per gli equilibri di Palazzo Carafa emerge anche da un’altra intercettazione. Il 25 gennaio 2016, Pasqualini lo chiama. Si lamenta di un servizio andato in onda su Telerama e in cui si parla di un nuovo possibile rimpasto dopo un mese con la sua sostituzione. Marti risponde che probabilmente a dare l’imbeccata sarà stato Daniele Montinaro che “vuole fare l’assessore”. Dice anche che c’è qualcosa di più importante, però, a cui pensare, visto che il giorno successivo si dichiareranno indipendenti sei consiglieri de La Puglia Prima di Tutto (D’Autilia, Martella, Inguscio, Calò etc) e “chi cazzo li tiene più no? […] Paolo gioca sempre”, aggiunge il parlamentare. “Noi manteniamo i rapporti per poter mantenere gli equilibri, poi mantieni gli equilibri di tutto e ti senti cacate e ti girano i coglioni quando nelle riunioni di maggioranza uno come a Paolo Perrone dice scusa Pierino gira il culo e vattene affanculo da dove stai venendo…questa è la verità. Cioè non è che sono due cose distinte, sono due cose unite che non sono legate alla tua figura o a quella di o a quella di Martini o a quella di no?”. Una situazione di attrito che Marti non vuole risolvere per un motivo ben preciso: “Io cambiali non ne chiedo Luca…fra un anno e mezzo (alle amministrative, ndr) poi me le mettono all’incasso le cambiali e devo tenere le mani libere. Non vi dispiacete perché qua ognuno pensa ai cazzi suoi e io devo pensare a mantenere quello che per venti anni ho fatto. […]Rischiamo che per idiozie della gente buttiamo in mare tutto”.

Con Marti si sfoga Monosi, il 9 gennaio 2016 in una telefonata che dice molto delle lacerazioni interne al centrodestra: “sulla questione della casa mi stanno massacrando”, gli racconta, a causa del “delicato ruolo che il partito mi ha affidato” mentre gli altri “inaugurano”. Il riferimento esplicito è a Gaetano Messuti, che da assessore ai Lavori Pubblici è prossimo a tagliare il nastro del teatro Apollo. “L’Apollo non è di proprietà di Messuti ok?”, dice stizzito Monosi per il quale “è chiaro che bisogna equilibrare in base alle deleghe” e spartirsi, insomma, “visibilità” e “impopolarità”. Il “minimo che si possa fare – spiega Monosi – […] perché sennò qua ce ne andiamo a ruota libera. Manca un anno e mezzo alle elezioni, immaginati come arriveremo tra un anno. Può darsi che ci ammazzeremo no”.

E domani mattina alle 9 30 è stata convocata la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei Deputati durante la quale si discuterà proprio del caso Marti. La Ggiunta dovrà decidere se dare l’ok  o meno all’uso delle intercettazioni.

Tiziana Colluto

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