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Ilva, intesa sugli esuberi: formazione per ex operai

TARANTO- Fumata bianca. Secondo quanto reso noto da alcuni partecipanti al tavolo si chiude positivamente il vertice tra Regione Puglia, l’amministrazione straordinaria dell’Ilva e le organizzazioni sindacali sul futuro dei 1.700 lavoratori dell’ex stabilimento siderurgico tarantino che risultano in esubero a seguito dell’acquisizione di ArcelorMittal e le fuoriuscite volontarie ed incentivate.

Sembra dunque essere stato finalmente raggiunto un accordo per la realizzazione di corsi di formazione e riqualificazione professionale, ai quali gli ex dipendenti del siderurgico potranno partecipare, ottenendo in cambio un riconoscimento di un’indennità economica. I corsi, che saranno attivati «celermente», così come garantito dalla Regione Puglia, avranno un duplice obiettivo: da un lato quello di sostenere il reddito dei lavoratori e delle loro famiglie, dall’altro di aggiornare dal punto di vista professionale i partecipanti. I corsi, visto il gran numero di operai coinvolti, saranno attivati per gruppi di 500 persone per volta, a seconda del profilo professionale.

Tornando al sostegno economico previsto per i lavoratori, la Regione sta verificando la fattibilità della proposta di riconoscere agli esuberi Ilva un’ulteriore integrazione del reddito, da erogare a fronte dell’impegno in attività di pubblica utilità nei comuni del Sito di Interesse Nazionale SIN (Taranto, Massafra, Statte, Crispiano e Montemesola).

Intanto il sindacato Usb va all’attacco puntando il dito contro Arcelor Mittal. “Non rispetta l’accordo ratificato con i sindacati” dice Francesco Rizzo, coordinatore provinciale dell’Usb Taranto. Rizzo accusa il nuovo gruppo, che ha rilevato lo stabilimento, di una serie di inottemperanze: la società non avrebbe dato seguito agli impegni assunti al momento dell’acquisto dell’azienda. “Abbiamo dato mandato al nostro avvocato, Mario Soggia, per avviare una procedura legale con una formale denuncia nei confronti di Arcelor in relazione al piano occupazionale per l’intero personale della società Ilva – spiega – Lo spirito dell’accordo prevedeva che il numero dei lavoratori sarebbe cresciuto con la risalita della produzione ed in maniera direttamente proporzionale ai lavori previsti dall’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale). Ad oggi, invece, risultano azzerate alcune attività, sostituendo i lavoratori dello stabilimento con lavoratori di aziende dell’indotto operando ed attuando, di fatto, un abbattimento del costo del lavoro”

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