MELPIGNANO- Alla Notte della Taranta, i notap accusano di essere stati censurati: via le bandiere che sventolavano tra il pubblico. “Ad un certo punto – ricostruiscono dal Movimento No Tap – cinque uomini del servizio di sicurezza si sono scagliati contro i ragazzi che la tenevano e, senza alcuna delicatezza, l’hanno strappata dalle loro mani, allontanandoli dal concerto”.
Motivazione ufficiale: erano di intralcio alle riprese televisive della Rai.
Dura la presa di posizione del sindaco di Melendugno Marco Potì: “Una bandiera che sventola non ha nulla di violento o sovversivo. Una bandiera che lancia un messaggio pacifico di civiltà , di difesa di una parte di quella stessa terra rispetto ad un’infrastruttura energetica che vorrebbe violentarla. Nessuno, dico nessuno, deve permettersi di offuscare, di censurare, di nascondere, quella che è un’espressione di un’opinione, condivisibile o meno, di una buona parte della popolazione di questa terra. Il Salento è luogo di ospitalità , accoglienza, solidarietà , umanità , libertà , civiltà e democrazia. Non so da chi è partito quell’ordine profondamente errato. Se da Roma, Milano o dalla Svizzera. Si dice per motivi televisivi. Non può un regista di una televisione, peraltro di Stato, mancare di rispetto verso questa parte di Italia. Non può e non deve, anche per motivi di pubblica sicurezza perché poteva scatenare reazioni incontrollabili in quella piazza gremitissima”.
Da qui la richiesta: “Chiedo ai miei amici sindaci della Grecìa Salentina, al presidente della Fondazione Massimo Manera, già tutti più volte impegnati insieme a noi nella difficile battaglia di contrasto al gasdotto Tap, ai parlamentari rappresentanti istituzionali del territorio, di far chiarire i motivi e di individuare i responsabili di questo comportamento, tanto irrispettoso, quanto irricevibile. Di verificare presso la commissione di vigilanza sulla Rai se sono vere le notizie di stampa filtrate. Alla fine è andato tutto bene, nessun problema di sicurezza, successo, applausi. Ma resta la profonda amarezza della sensazione di essere stati ancora una volta usati e offesi nella nostra dignità ”.