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I lacci di Tap: così parlava Lezzi nel 2013. Nodo penali resta un giallo

LECCE- I lacci che potrebbero impedire il passo indietro dell’Italia sul gasdotto Tap erano noti già in campagna elettorale. Anzi, già molto prima. E la difficoltà politica nella quale si trova ora il M5s, soprattutto nel Salento, è nel dover fare i conti non tanto o non solo con gli alleati leghisti al governo, quanto con affermazioni che riviste oggi hanno un peso cruciale, dopo le promesse di stop al progetto decantate durante la lunga corsa alle politiche del marzo scorso.

In un’assemblea a Melendugno, il 10 novembre 2013, così parlava l’allora parlamentare Barbara Lezzi, mettendo in guardia sul fatto che la ratifica dell’accordo su Tap, sottoscritto nel febbraio precedente, avrebbe impedito all’Italia di rinunciare al progetto.

Meno di un mese dopo, il 5 dicembre 2013, il Parlamento ha ratificato quell’accordo intergovernativo tra Italia, Grecia e Albania. Lo ha fatto con il voto negativo di Sel e Lega e l’abbandono dell’Aula da parte dei pentastellati, infilando il Belpaese in un vicolo cieco.  La campagna elettorale ha trascurato molti di questi passaggi, omettendoli e facendo credere che il dietrofront fosse alla portata di un governo a trazione 5stelle. La firma anche di Barbara Lezzi a quello che è stato stilato come un vero e proprio contratto dei candidati per fermare l’opera ne è la prova.

Solo operazione mediatico-elettorale? Ecco perché oggi il sindaco di Melendugno parla di delusione e i notap di tradimento, dopo il freno azionato dalla ministra Lezzi, agli inizi di luglio, quando ha rimarcato che il Ministero “deve onorare il trattato ereditato che impegna l’Italia ad agevolare autorizzazioni e ad agire in tutte le forme per non ostacolare l’opera”.

Sulle penali che l’Italia dovrebbe pagare se mai dovesse uscire dal progetto – cosa sempre più improbabile anche alla luce delle parole del premier Conte a Trump e del presidente Mattarella in Azerbaijan – c’è confusione. Il Mise stima un danno di 15 miliardi; le società Socar e Bp una forbice tra i 40 e i 70 miliardi. Ma sui costi dell’abbandono del progetto si sa davvero ben poco: è il motivo per cui Comitati e Cittadini noTap hanno avviato, con il supporto legale del prof. Michele Carducci, docente di diritto Costituzionale comparato all’Università del Salento, la procedura per acquisire tutti i documenti e le informazioni utili.

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