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Terremoto in Cgil, De Pascalis va via: le sue critiche al sindacato uguali a quelle del M5s

LECCE- Terremoto nella Cgil di Lecce. A lasciare è un suo sindacalista storico, Manfredi De Pascalis. A provocare la scossa è stato il post finito all’attenzione dei vertici dell’organizzazione, quello in cui, a metà febbraio, “da sempre uomo di sinistra, coerente e militante”, ha annunciato la sua intenzione di votare il M5s, condividendo, tra le altre ragioni, l’esigenza “rilanciata” dai pentastellati “di un’autoriforma del sindacato (che corre il rischio di fare la stessa fine dei vecchi partiti malati di burocrazia e scarsa democrazia interna) e della riforma della rappresentanza per restituirla ai lavoratori (non è possibile che i lavoratori siano rappresentati dalle minoranze degli apparati)”. Una posizione di “assoluta distanza e inconciliabilità” rispetto alla sua candidatura all’elezione delle rsu del prossimo aprile: l’hanno bollata così il segretario regionale della categoria Flc, Claudio Menga, e la segretaria confederale leccese Valentina Fragassi, nella lettera inviatagli subito dopo.

De Pascalis, che da trent’anni milita nella Cgil e da tempo è il sindacalista più suffragato all’Università del Salento, dopo la lettera ricevuta, la convocazione dei segretari e quella all’interno del comitato degli iscritti – ciò che lui definisce “processi”- ha deciso di ritirare la propria candidatura e presentarsi con i Cobas. Altri cinque candidati, in segno di solidarietà, hanno fatto un passo indietro dalla lista della Cgil.

Dalla Cgil regionale, Menga ha ribadito di non aver avuto intenzione di cacciarlo via, ma comunque di chiedergli un passo indietro rispetto alla sua candidatura in lista per le elezioni rsu, per inconciliabilità, appunto, con le affermazioni fatte sul sindacato, uguali a quelle “già lapidariamente espresse  dal leader del M5S Luigi Di Maio, secondo cui i sindacati confederali “..o si autoriformano o, quando saremo al governo, faremo noi la riforma…””. Susanna Camusso – hanno ricordato i vertici – ha già contestato quella dichiarazione, “perché denota il grave analfabetismo costituzionale di chi l’ha proferita (semplicemente  perché non sa che l’organizzazione sindacale è libera)” e “perché tale volontà di riforma governativa del sindacato denota che il segno è quello di ridurre la partecipazione alla democrazia”.

“E’ stato come andarmene da casa mia – ha spiegato De Pascalis – perché occupata abusivamente dall’apparato. Quanto fatto a me non è un qualcosa che appartiene alla Cgil”.

 

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