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Tap, violenze contro gli attivisti? Saranno identificati i poliziotti. Nuovo sopralluogo dei Noe

LECCE- Dovranno essere identificati i poliziotti che il 9 dicembre scorso hanno ammanettato e portato in Questura gli attivisti noTap, durante la manifestazione non preavvisata nei pressi del cantiere del gasdotto. Sarà questo il primo significativo passo che dovranno fare gli inquirenti, dopo il deposito dell’esposto, la settimana scorsa, a firma degli avvocati Giuseppe Milli e Francesco Calabro, legali di 36 persone.

Al momento, si procede contro ignoti e non è stata formulata ipotesi di reato. Il fascicolo, inizialmente assegnato al pm Emilio Arnesano, è stato richiesto dal procuratore, per essere affidato ad un altro magistrato, anche perché Arnesano era il pm di turno quel giorno e gli avvocati hanno tra l’altro chiesto di accertare se vi sia stata omessa comunicazione al pubblico ministero riguardo la procedura di identificazione, traduzioni di massa, ammanettamenti, fermo per ore e sequestro dei cellulari, sequestro poi non convalidato dallo stesso Arnesano.

Agli attivisti sono stati contestati i reati di manifestazione non autorizzata e lancio di fumogeni e la Questura sin dalla sera stessa ha difeso la correttezza del proprio operato, ribadendo che tutte le fasi sono state riprese integralmente. Anche la visione di quei filmati sarà chiave di volta per stabilire la verità.

Per gli attivisti, quello che per la Polizia è stata una necessaria operazione di identificazione si è trasformata in un “un fermo illegale, considerato che i reati contestati non contemplavano l’arresto ma solo una contravvenzione” e in un atto di violenza, a prova del quale sono state denunciate manganellate, frasi sessiste, mancato soccorso di una manifestante.

In Procura si procede con grande cautela, mentre si è in attesa di conoscere la decisione del gip sull’altro fronte, quello relativo alla richiesta di incidente probatorio per effettuare la superperizia sulla sicurezza del gasdotto.

C’è un ulteriore versante, però. Martedì, i carabinieri del Noe di Lecce hanno effettuato un ulteriore sopralluogo a Melendugno, nell’area intorno al cantiere, per accertare ancora una volta il corretto funzionamento dei piezometri, che, conficcati nel terreno, servono a monitorare la qualità della falda.

Investigatori e inquirenti col fiato sul collo della società, ma non sono i soli: i noTap controllano ogni passo. In mattinata, si è registrato un parapiglia sulla spiaggia di San Basilio, dove per conto di Tap si stavano svolgendo dei sondaggi geoelettrici autorizzati dalla Capitaneria lungo l’asse del futuro microtunnel, per misurare diversi valori di resistività dei materiali presenti nel sottosuolo. All’arrivo degli attivisti che hanno chiesto spiegazioni, gli operai sono scappati via, abbandonando l’attrezzatura sul posto, ritenendo di non lavorare in condizioni di sicurezza. Fili elettrici e attrezzature varie sono stati poi recuperati alla presenza della Digos.

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