LECCE- Inchiesta Tap, il pm chiede l’incidente probatorio. È il modo attraverso il quale la Procura prova ad anticipare la formazione della prova madre, quella dell’applicazione o meno al gasdotto di Melendugno della normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti. Un modo per velocizzare l’inchiesta, probabilmente, senza aspettare l’eventuale processo per stabilire con certezza, in contraddittorio, il nodo fondamentale.
La richiesta del pm Valeria Farina Valaori è stata depositata al gip Cinzia Vergine, che entro due giorni dovrà decidere se ammetterla, rigettarla o dichiararla inammissibile. Nel frattempo, le parti possono depositare memorie.
Nel caso di accoglimento, l’udienza dovrà essere fissata entro dieci giorni e il gip dovrà nominare un consulente del Tribunale. Allo stesso modo, il pm avrà il proprio perito di parte, così come gli indagati accusati di falso, cioè il country manager di Tap Michele Elia, la legale rappresentante della società Clara Risso e il direttore del Mise Gilberto Dialuce. Anche i sindaci firmatari dell’esposto che ha fatto riaprire l’inchiesta archiviata, in qualità di persone offese, sono pronti a nominare il proprio consulente e anche per questo si riuniranno domani a Lizzanello.
In contraddittorio, dunque, dovrà formarsi la prova, inoppugnabile a quel punto, su quanto gas sarà davvero presente nel terminale di ricezione del gasdotto. Stando ai calcoli fatti da Tap, non verranno superate le 48,6 tonnellate e si è al di sotto dei limiti di applicazione della normativa Seveso, pari a 50 tonnellate. I sindaci hanno chiesto di verificare, attraverso esperti, se con la centrale di Snam in aggiunta quella soglia verrà sforata.