SAN CASSIANO – La famiglia di Maria Grazia, chiedendo di riaprire le indagini sulla morte della 22enne, vuole che si analizzino tabulati e celle telefoniche, per ricostruire gli ultimi attimi di vita della ragazza e avere delle risposte in più su quella che sembra una fine assurda per una giovane piena di vita.
Alla vigilia della presentazione dell’istanza con cui gli avvocati Daniele Petracca e Armando Amendolito chiederanno alla Procura di Lecce di riaprire il caso archiviato come suicidio, l’ingegnere Luigina Quarta si propone di analizzare celle e tabulati gratuitamente.
In attesa di sapere se prima di chiudere il fascicolo gli inquirenti abbiano svolto questo certosino lavoro di analisi di telefonate, messaggi e anche spostamenti della 22enne, la volontà di chiarire cosa sia accaduto quel maledetto giorno si va concretizzando.
Il 22 settembre 2014 Maria Grazia, giovane e bella barista di San Cassiano, uscì di casa al mattino, andò a lavorare a Spongano, poi tornò a casa e, nel primo pomeriggio, dopo l’ennesima litigata col fidanzato, sparì.
Fu trovata due giorni dopo, senza vita, ai piedi di un albero di noce non lontano dalla sua abitazione. È morta, come ha confermato il medico legale che eseguì l’autopsia, per impiccamento tramite la cinghia della sua borsa.
Ma mamma Lucia e tutti i familiari della ragazza non vogliono credere che sia andata così, perché Maria Grazia era felice, serena. Sostengono che, se davvero di suicidio dovesse trattarsi, qualcosa o qualcuno deve averla spinta a compiere quel gesto inspiegabile. Ecco perché nell’istanza i legali vogliono inserire, oltre agli elementi già raccolti con le indagini difensive, altri dati fondamentali che potrebbero essere proprio lì, nel cellulare della ragazza.