PORTO MIGGIANO- Non lavori di consolidamento del costone roccioso, ma opere del tutto nuove realizzate per agevolare la balneazione, completamente difformi dal progetto originario. Durante questi anni di indagini e nel corso delle varie udienze nel processo sulla baia di Porto Miggiano a santa cesarea terme, l’impianto accusatorio della Procura è rimasto lo stesso ed è stato ribadito dal Pm Elsa Valeria Mignone in aula nel corso della sua requisitoria davanti al giudice Sansonetti. Il processo che vede 11 imputati arriva alle battute finali. Coinvolto anche l’ex sindaco di Santa Cesarea Terme Daniele Cretì, primo cittadino all’epoca dei presunti abusi. Le richieste del Pm vanno dagli 8 mesi  a un anno.
E l’accusa principale è quella di deturpamento di bellezze naturali in nome- ha sostenuto il pm- di un disegno unico da parte dell’amministrazione comunale di santa cesarea: modificare il paesaggio in nome di uno sviluppo urbanistico a tutti i costi. E quindi, mentre il progetto che ha ottenuto via libera, pareri e concessioni, riguardava il consolidamento e la messa in sicurezza di una delle baie piĂą belle della provincia di Lecce, zona Sic, quindi sottoposta a molti vincoli, ciò che è stato fatto e in realtĂ tutt’altro: opere del tutto nuove per favorire l’accesso e quindi il turismo: come una banchina a fior d’acqua e una spianatura per un parcheggio, insieme ad altre costruzioni in calcestruzzo, con una scogliera letteralmente tagliata e irrimediabilmente compromessa. Il tutto è finito sotto sequestro con l’area interdetta ai bagnanti perchĂ© diventata piĂą pericolosa rispetto a prima. Tra gli imputati anche il geometra Luigi Stanca, Salvatore Bleve, dirigente del settore lavori pubblici del comune di Santa Cesaria, funzionari e architetti, direttori dei lavori.