FRIGOLE- Ettari e ettari di macchia mediterranea. Verde che si estende a perdita d’occhio. Boschi e arbusti che non ti aspetti, che non conosci se non sei del posto. Siamo a Frigole, a ridosso del bosco della Solicara. Ma anche qui, in mezzo alla natura più selvaggia, a tratti incontaminata, l’uomo ha lasciato il peggiore dei segni. Chiamati da un residente, un pescatore che è nato e cresciuto a Frigole, lo abbiamo seguito inoltrandoci per diversi chilometri in questo enorme spicchio di verde a due passi da Lecce. Ed ecco che, anche qui, spunta l’amianto. Lastre di “Eternit” gettate sul ciglio delle stradine sterrate che si snodano nella boscaglia e tra gli ulivi.
Abbiamo contato almeno una decina di punti in cui le onduline in amianto fanno bella mostra di sé. Ma, nascosti tra rami e foglie, ci sono anche rifiuti speciali -come scocche di motori fuoribordo di barche e gommoni, e scarti di lavorazione edile. Il residente chiede la bonifica, dice che la situazione è questa da anni. E, in un certo senso, “assolve” quei cittadini che, probabilmente non avendo denaro a sufficienza, essendo previsto dalla legge che lo smaltimento avvenga a spese dei privati, hanno scelto il peggior modo per disfarsi gratuitamente dell’impiccio. “Qui -dice- vivono da anni per lo più contadini e pescatori che hanno sempre utilizzato Eternit per le tettoie di stalle e depositi. Poi si è scoperto che fosse cancerogeno e, sbagliando, se ne sono disfatti gratuitamente”. Hanno sbagliato, hanno commesso un reato. Ma, allo stato attuale, quell’amianto è lì, in più punti lungo il percorso che, in alcuni tratti, è privato. In molti casi la natura ha preso il sopravvento e la macchia ha continuato a crescere, ha sopraffatto le lastre. Ora bisogna porre rimedio, salvare questa distesa verde, bonificarla senza perdere altro tempo.
