LECCE- Se una crociata non è, poco ci manca. Al grido di “Restituiteci i soldi dell’Iva”, i Comuni rischiano di vedersi sommergere dalla richieste di restituzione di somme versate e non dovute dai cittadini. Sono quelle dell’Iva sui tributi, che in quanto tali non possono essere a loro volta tassati. Lo ha stabilito con una sentenza dei giorni scorsi la Corte di Cassazione, riprendendo un filone giurisprudenziale consolidato.
Cosa significa nella pratica? Che per il servizio di smaltimento dei rifiuti i Comuni non dovevano pretendere anche l’Iva. E questo perché non vi è un nesso diretto tra quel servizio e l’entità del prelievo, commisurato, invece, a mere presunzioni forfettarie di producibilità di rifiuti.
Così viene a cadere il presupposto dell’assoggettamento ad IVA, che ora il cittadino ha il diritto di chiedere indietro, attraverso apposita istanza di rimborso e, in caso di diniego, tramite ricorso dinanzi al Giudice Tributario.A mettersi a disposizione dei cittadini è il Codacons, attraverso il suo sportello: a finire nel mirino sono non tutti gli enti locali ma quelli che hanno adottato la Tia. “Bisogna considerare – dicono gli avvocati dell’associazione dei consumatori – che la Legge prevede dei termini di decadenza entro i quali richiedere la restituzione dell’IVA eventualmente versata. Per questo, occorre effettuare una valutazione caso per caso”.È ancora prematuro fare stime, ma migliaia di euro potrebbero tornare – questo è certo – nelle tasche dei contribuenti.