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Unesco: Lecce si accontenta del “bronzo”. Il Prefetto Palomba: Sindaci stringetevi a corte

LECCE- Era il lontano 2006 quando tra Notte della Taranta di Melpignano e panorami incantevoli l’Italia sembrava riscoprire il suo tacco. Sotto la leader Adriana Polibortone ( più volte Sindaco e Ministro della Repubblica) la prima candidatura di Lecce nella lista dell’unesco, primo e unico tentativo che ad oggi sembrerebbe fermo ai posti di partenza. Una lista stilata dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura, l’educazione e la scienza, nella quale l’Italia risulta al primo postonel mondo per numero di siti archeologici.

La città barocca, candidata a capitale europea della cultura 2019, si accontentò del titolo di capitale italiana della Cultura 2015 istituito in tutta fretta dal ministro Dario Franceschini. Un contentino per le perdenti ammontante ad 1,5 milioni di euro da investire in attività culturali.

A non volersi accontentare delle briciole, se così si possono definire, sono i movimenti di cittadini che da anni si appellano al sindaco Paolo Perrone e all’ex presidente della Provincia, Antonio Gabellone per tornare alla carica con l’Unesco e redigere un dossier propedeutico che finalmente desse ai ricami del barocco leccese e al paesaggio salentino il riconoscimento che gli spetta. Suggerimento fornito dalla stessa Unesco a seguito della sconfitta 2014:

“fareste meglio a presentare una candidatura che coinvolga l’insieme del Salento e l’unicità del paesaggio degli ulivi centenari, che dalle parti di Castrignano del Capo esprimono una spiritualità forse più intesa del Getsemani di Gerusalemme”.

Anche in questo caso nulla di fatto: il tentativo intrapreso in solitaria da Otranto e Gallipoli, si rivelò un ennesimo fallimento. Persino le lettere nviate a Perrone e Gabellone da Wojtek Pankiewicz i, (per una vita ordinario di Diritto pubblico all’Università del Salento e presidente dell’associazione “Valori e rinnovamento”), avrebbero ottenuto un’unico dato di tutta risposta: soltanto stilare il dossier sarebbe costato tra i 3 e 5oomila euro.

Nella querelle salentina c’è chi propende per la tesi di Vittorio Sgarbi: Lecce e il Salento possono infischiarsene dei riconoscimenti di chicchessia. Nell’attesa che qualcuno si faccia avanti, a chiamare a rapporto i 97 sindaci del Salento ci ha pensato il Prefetto Claudio Palomba, per concertare politiche comuni in materia turistica.

Il ruolo di supplenza del prefetto va nella stessa direzione indicata dall’Unesco: o si lavora insieme su progetti condivisi o tutto sarà lasciato al caso.

I turisti, in particolare i giapponesi secondo le statistiche Unesco, prediligono visitare i luoghi inseriti nella world heritage list. Una lista però che non si accontenta delle semplici presenze: la qualità dei piani di gestione dovrebbe essere la primo criterio per concorrere alla medaglia. Chi ben si organizza sarebbe già a metà dell’opera, dunque. Ma su questo aspetto, spiega l’Unesco, c’è ancora molto da lavorare.

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