GALLIPOLI- Ha ammazzato il figlio e poi ha chiamato il 112. Ha detto ai carabinieri di raggiungerlo, al quinto piano di questa palazzina, al civico 53 di via Gian Battista Vico, a Gallipoli. All’arrivo dei militari, ha consegnato loro l’arma con la quale ha ucciso il figlio, una pistola cal. 7,65 detenuta legalmente. Chi ha sparato è Sebastiano Sabato, 75 anni, di Taviano. Persona rispettabilissima, ex dirigente scolastico. La vittima è il figlio Antonio, 39 anni. Era laureato ed aveva trovato un buon posto in banca a Milano, Antonio. Fino a quando, un paio d’anni fa, non lo ha colpito una forte depressione. Da allora non è più stato lo stesso. Il disagio psichico lo ha costretto a tornare nel Salento ed era andato ad abitare in quella casa, a pochi passi dal mare.
Pare passasse le sue giornate sui libri, che non uscisse più di casa. Una situazione pesante da sostenere e gestire per la sua famiglia. Una situazione che è precipitata 10 giorni fa, quando è venuta a mancare la madre. Ed è allora che, a quanto si è appreso, non ha retto neanche il capofamiglia. In preda alla disperazione, forse al culmine dell’ennesima discussione, l’uomo ha raggiunto il figlio e gli ha sparato. “Abbiamo sentito 3 colpi -dicono i vicini- ma pensavamo fossero dei petardi esplosi per San Martino”.
In casa, all’arrivo dei militari, c’era anche la figlia di Sabato, sorella della vittima. Lei avrebbe chiamato il 118, i cui sanitari hanno constatato il decesso del giovane e soccorso il padre, colpito da una crisi ipertensiva. A fare tutti i rilievi del caso, i carabinieri esperti di investigazioni scientifiche del Comando provinciale di Lecce. Ad uccidere Antonio è stato un colpo in pieno petto.
