Politica

Portaluri alla Camera: “Desertificazione territori senza province e Tar virtuosi”

ROMA– Accademici di varia estrazione, politici di orientamento opposto, osservatori che hanno guardato o continuano a guardare con favore a Renzi. Figure accomunate da una serie di riserve, ampiamente argomentate, verso metodo e merito delle riforme istituzionali messe in carreggiata dal premier, a partire dalla legge cosiddetta Svuota Province.

Il professore Pierluigi Portaluri sintetizza il senso della contrarietà all’approccio dell’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze in una nuova audizione alla Camera dei Deputati, nell’ambito della quale ha evidenziato gli ordini di criticità sollevati dalla legge Delrio. A Montecitorio Portaluri ha sottolineato che si va delineando la vera portata della riforma Delrio, inizialmente sbandierata come riforma delle Province.

Secondo il docente di Diritto amministrativo le province non saranno soppresse, giacché resteranno in piedi in tutte le aree non coincidenti con le città metropolitane, con l’effetto che il traguardo della semplificazione istituzionale si rivelerà un obiettivo solo dichiarato ma non raggiunto.

Le province – ha chiarito Portaluri – non scompariranno e saranno enti di secondo livello come le città metropolitane, ma è evidente – ha puntualizzato – la disparità di trattamento fra loro: queste ultime infatti accederanno a ingentissimi finanziamenti dell’Unione europea, mentre le province resteranno a bocca asciutta.

Proseguendo su questa linea scarsamente comprensibili di desertificazione dei livelli istituzionale – ha continuato l’accademico – si prevede anche la soppressione indiscriminata di tutte le sezioni staccate dei TAR d’Italia senza distinguere tra sedi che hanno numeri rilevanti di contenziosi e poli che trattano numeri molto più bassi. Non solo – ha proseguito – alcune sezioni staccate come Lecce – sono talmente rilevanti da essere al loro interno organizzate per sottoarticolazioni : Lecce per esempio ha ben 3 sezioni interne, assetto che ha garantito un’altissima specializzazione dei magistrati e tempi rapidissima di risposta alla domanda di giustizia del cittadino. Ciò a fronte di un saldo positivo – ha aggiunto Portaluri – anche dal punto di vista cinicamente finanziario. Il Tar costa infatti poche migliaia di euro all’anno e incamera circa un milione e mezzo in tasse che i cittadini pagano per accedere al servizio giustizia.

La soppressione del Tar è talmente irrazionale che è stata evidenziata – ha dichiarato a Montecitorio – perfino nel dossier che il servizio studi della camera ha preparato in vista della conversione in legge del decreto 90. Nel report si legge che “la soppressione non si pone il problema delle conseguenze negative derivanti dalla necessità di reperire nuovi locali nei quali alloggiare magistrati, uffici e fascicoli”.

Pertanto Portaluri ha evidenziato la necessità tanto di evitare la soppressione di sezioni staccate virtuose come il tar lecce, quanto più in generale l’importanza di consentire – come prevede la Costituzione – che siano le singole popolazioni a decidere quali aree devono costituirsi in città metropolitane. Questo consentirebbe alle province di Lecce e Brinidisi di divenire tali al pari delle 10 previste dalla legge Delrio che altro non sono che le vecchie province cui è stata cambiata l’etichetta, con una decisione di calata dall’alto.

Tutto questo – ha concluso – visto che riesce difficile ragionare con una logica di ampio respiro e quindi mettere mano al sistema di organizzazione regionale prendendo per esempio spunto dal modello di riordino territoriale omogeneo per principi e assetti della Società geografica italiana che evita le discriminazioni, ingiustissime, che il Salento non deve subire. 

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