LECCE- Poche righe per servire una doccia fredda. Anzi, gelida. La British American Tobacco si tira fuori dalla vertenza della ex manifattura tabacchi e in una lettera al dirigente del Mise, Giampiero Castano, il vicepresidente della sezione Italia, Giovanni Carucci, scrive: “In riscontro alla nuova convocazione ricevuta per la vertenza avente ad oggetto la riconversione dello stabilimento produttivo ex Bat, fissata per il giorno 12 maggio alle ore 10, la scrivente società ribadisce che, come già comunicato in risposta alla precedente convocazione, non ritiene di dover presenziare a tale nuovo programmato incontro”.
Dunque, porte chiuse e nessun impegno della multinazionale britannica nei confronti degli operai bluffati da un piano di riconversione fantasma, una prospettiva abortita in partenza, come era chiaro dai problemi che da sempre, dal 2011, hanno accompagnato l’insediamento delle aziende subentranti Ip Korus, Iacobucci e Hds.
Eppure, era stato il colosso delle sigarette a indicarle, per avere anche la strada in discesa per l’addio allo stabilimento leccese. Ecco perché i 270 lavoratori rimasti richiamano Bat alle proprie responsabilità, chiedendo a Comune, Regione e Provincia di farsi carico delle loro istanze, con tanto di occupazione dell’aula consiliare di Palazzo Carafa, il 28 aprile scorso.
Bat fa spallucce. Nella lettera al Mise è chiara, chiarissima: “Si conferma la disponibilità ad un separato incontro da tenersi esclusivamente con i dirigenti del Mise e i rappresentanti del governo, al solo fine di alimentare ogni opportuno scambio di informazioni in merito alla vertenza”. Dunque, nessun dialogo con gli enti locali e nessun impegno sul futuro dei lavoratori leccesi. Per questo è stato proposto dalla multinazionale un tavolo separato. Quando? Sempre il 12 maggio, sempre al Ministero, ma nel pomeriggio, alle 16.
