ORIA – Non hanno risparmiato quelli secolari né quelli più giovani, tutti verdi. Le motoseghe dell’Arif hanno addentato gli ulivi di Oria destinati all’abbattimento. E per loro non c’è stato scampo, mentre intorno esplodeva la rabbia degli attivisti e cresceva lo sdegno dei contadini.
Non è una giornata facile da raccontare. Porta il fardello di un carico di tensione pesante e che poi si è sciolto in urla e lacrime. Per comprendere quello che è accaduto, bisogna riavvolgere il nastro: già dal primo mattino, un centinaio di cittadini, molti anche leccesi, hanno bloccato i mezzi necessari per l’eradicazione delle piante. Da lì, è iniziato un lungo confronto con le forze dell’ordine.
Alla fine, si è proceduto all’identificazione dei presenti. E si è atteso che la riunione convocata in prefettura, a Brindisi, emettesse il verdetto: procedere con il taglio degli alberi, sette sui circa duecento controllati, che sarebbero risultati positivi al batterio. Quelle analisi, però, i proprietari non le hanno affatto viste.
Si è tergiversato fino alle 14. Poi, mentre i carabinieri discutevano con gli attivisti, è arrivata la soffiata: qualche metro più in là, il via all’abbattimento.
Ora, sono rimasti tronchi segati e tanta amarezza. D’altronde, fermare ad Oria il Piano Silletti, nella parte in cui prevede l’eradicazione, avrebbe potuto avere un effetto domino anche per gli altri focolai: nelle prossime ore a Veglie, poi a Trepuzzi e in tutti gli altri comuni del nord Salento. Dunque, impossibile uno stop: il 27 e 28 aprile si torna a Bruxelles e bisognerà dimostrare di aver eseguito i compiti prescritti.
E chi continua a porre domande continuerà a rimanere senza molte risposte.