Cronaca

In 6 mesi, 2372 malati di tumore costretti ai viaggi della speranza. Picco per radioterapia

BARI- Viaggi della speranza ancora tanti, ancora troppi, per i malati di tumore pugliesi. 2.372 persone, nei soli primi sei mesi del 2014, sono state costrette ad un ricovero fuori regione. È il 12 per cento dei quasi ventimila cittadini che, nel complesso, hanno dovuto far ricorso alle cure ospedaliere in regime ordinario. Destinazioni quelle di sempre: Lombardia, soprattutto, che ha accolto 752 pazienti. E poi Emilia Romagna e Lazio, con 380 a testa. Ma c’è anche l’effetto sorpresa: in 170 si sono rivolti anche alle strutture della vicina Basilicata. E’ un’emorragia quella che viene certificata nel Rapporto Sdo appena diffuso e a cura della Direzione generale della programmazione sanitaria, pubblicato sul sito del ministero della Salute. Scatta la fotografia sull’attività di ricovero nelle strutture italiane nel primo semestre 2014. 

E quel che viene a galla per la Puglia è la conferma di un trend che non si riesce ancora a invertire: bene il confronto rispetto alle altre regioni del Sud, a parte le isole, ma comunque, dopo Campania, Calabria e Sicilia, è la quarta realtà in cui l’ago della bilancia pende per la mobilità passiva: tradotto, significa che i cittadini che si curano fuori sono 1334 in più rispetto a quelli che vengono a curarsi qui. Capacità di attrazione, dunque, più che scarsa. Ma non si va via soltanto per sottoporsi ad un intervento chirurgico o per le diagnosi. Si continua anche dopo.

Sono i dati relativi alla mobilità per effettuare sedute di radioterapia, infatti, i più duri: da gennaio a giugno scorso, i ricoveri in day hospital per sottoporsi al trattamento hanno rappresentato il 96,8 per cento; il 34 per cento invece per chi è stato costretto al ricovero ordinario. In questi casi, è sempre la Toscana la prima regione a dare risposte ai pugliesi. Per la chemioterapia, 216 persone su 1394, vale a dire il 15,5 per cento, si sono rivolte a centri extra-regionali per il servizio in regime diurno. Ma la percentuale di chi si è dovuto ricoverare fuori sale al 21,7 per cento.

 

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