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Il bambù come risorsa dalle mille utilizzazioni

LECCE- Può essere considerato un avvenimento storico l’introduzione in Italia del bambù come nuova coltivazione da reddito, esattamente come avvenuto in precedenza con la vite, il pomodoro, il kiwi e gran parte delle produzioni agricole che siamo abituati a coltivare nei nostri campi e che oggi consideriamo erroneamente autoctone. È quanto ha spiegato venerdì 5 settembre alle Officine Cantelmo al numeroso pubblico di addetti ai lavori provenienti da tutte le regioni meridionali Fabrizio Pecci, Presidente del Consorzio Bambù Italia. La radice del bambù è infatti una spugna per l’acqua e grazie alla capillarità con cui si affranca al sottosuolo rappresenta un’ottima soluzione al dissesto idrogeologico e un efficace sistema di depurazione naturale delle acque reflue oltre che dell’aria. Ogni anno un ettaro di bambuseto produrrà da 7,5 a 15 tonnellate di germogli ed oltre 50 tonnellate di legname pregiato.

Grazie al suo clima e ai sui terreni l’Italia potrà diventare nei prossimi anni la miniera verde d’Europa fornendo a industrie e consumatori europei prodotti di straordinario valore nutrizionale e strutturale. Terreni incolti e poco redditizi potranno diventare grandi risorse per i coltivatori e gli imprenditori che oggi investono in questa coltura dalle mille utilizzazioni.

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