Cronaca

“Non ci fu comportamento antisindacale”, assolto Mellone

LECCE- Quello del direttore generale della Asl di Lecce, Valdo Mellone, non fu un comportamento antisindacale. A stabilirlo il giudice del Lavoro Donatella De Giorgi, dopo il ricorso ex art. 28 dello Statuto del 1970, presentato, circa un mese fa, dai sindacati confederali Fp- Cgil e Uil- Fpl.  Accogliendo la tesi difensiva presentata dall’avv. Elio Pappalepore, il giudice del lavoro ha in gran parte respinto il ricorso avverso ordinando la cessazione del comportamento illegittimo e la rimozione degli effetti.
Al centro della vicenda c’è quello che viene definito un “singolare automatismo”, il fatto che nell’Asl siano confluite le posizioni organizzative delle preesistenti Asl Lecce 1 e Lecce 2, senza che fossero concertati con le organizzazioni sindacali i criteri e le modalità di valutazione delle posizione organizzative e di conferimento degli incarichi, “in totale disprezzo delle normativa contrattuale”.

Nonostante più volte sollecitata dalle organizzazioni sindacali, la Asl avrebbe violato, dunque, l’obbligo di informazione preventiva sugli atti concernenti la gestione complessiva degli uffici e delle risorse umane. Poi c’è il capitolo mobilità interna: può essere disposta entro i 25 km e solo per comprovate ragioni tecniche o organizzative, dando prima comunicazione ai sindacati, ciò che via Miglietta avrebbe omesso di fare in almeno due casi: il primo con lo spostamento della coordinatrice dell’Ufficio formazione alla Direzione medica del Fazzi, il secondo con il trasferimento di un’infermiera, su sua istanza, dal Dipartimento di Riabilitazione di San Cesario al servizio Adi del Distretto Sociosanitario di Lecce.

Ancora, ad essere violato sarebbe stato anche il regolamento per la mobilità interna, visto che non sarebbe stato predisposto alcun avviso , come previsto dal contratto collettivo. È per questo che per i sindacati era illegittimo anche il trasferimento di un coordinatore infermieristico dall’Urologia di Copertino all’Ematologia del Fazzi. Un pacchetto di accuse, dunque, che sono state demolite punto per punto, con soddisfazione del direttore Mellone, che in caso di condanna, come ebbe modo di annunciare, non avrebbe esitato a dimettersi dal suo incarico.

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