Cronaca

Maxi incendio: è atto doloso. Partono le indagini

SANTA CESAREA- Una verità è certa: l’incendio che ha divorato 15 ettari a Santa Cesarea Terme non può essere naturale. E’ di natura dolosa. Gli investigatori non hanno dubbi di alcun tipo. Si avviano le indagini sul rogo che ha distrutto un pezzo di pineta finora mai intaccata dalle fiamme, oltre a terreni incolti di proprietà privata. Il Nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato ha già ascoltato diverse persone, tra residenti e i vigili urbani del posto, i primi a dare l’allarme alle 14 di sabato pomeriggio.
Si lavora ad un’informativa da depositare in Procura nei prossimi giorni e, al momento, a carico di ignoti, contenente la rilevazione esatta dei luoghi interessati, il nome dei proprietari coinvolti, le ipotesi sul campo.

Le modalità con cui si è sviluppato l’incendio, però, sono inequivocabili: è stato appiccato dal bordo strada, nei pressi della sede devastata del nuovo complesso termale, a nord dell’abitato. Lì, nel punto in cui, sospinto dal vento di tramontana, non poteva che virare verso il bosco, trovando strada facile tra l’erba secca. Anche questo non è un dettaglio.

I terreni privati avvolti dalle fiamme erano stati lasciati sporchi, non manutenuti. Ecco perché domare il rogo è risultato decisamente complicato al personale dell’Arif, della Forestale della sezione di Otranto e del distaccamento di Tricase, della protezione civile di Marittima, dei vigili del fuoco di Maglie. Per spegnere le fiamme, dopo 4 ore di lavoro e la tensione alle stelle tra i residenti, è stato necessario l’impiego di due fireboss e un canadair. Si valuterà, dunque, ora, l’ipotesi di comminare sanzioni ai proprietari di quei fondi, per non essersi preoccupati di decespugliare e realizzare le fasce parafuoco nei loro terreni.

E’ stato dunque l’atto insensato di un piromane o le mire erano ben altre? È anche questa una domanda posta dagli investigatori. La zona non pare sia interessata da interventi edilizi, come altri comparti di Santa Cesarea Terme. Tanto meno, però, quegli ettari sono utilizzati per il pascolo, ciò che avrebbe potuto far pensare alla pratica antica ma ampiamente discussa del dare fuoco alle stoppie per garantirsi l’erba per il gregge. Gli elementi di valutazione sono ancora scarni. Ma la devastazione delle vicine Orte, a Otranto, lo scorso anno è un monito per non lasciare nulla di intentato.

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