Cronaca

Rifugiati senza ‘asilo’, le istituzioni scendono in campo

LECCE  –  Il più grande ha 37 anni, il più piccolo 19. Sono tutti afghani, tutti profughi di guerra, giunti nel Salento con mezzi di fortuna dopo un lungo e difficile viaggio. Hanno lasciato il loro Paese flagellato dalla guerra per cercare un futuro migliore, inconsapevoli, forse, che anche al di fuori dei loro confini la guerra sarebbe in qualche modo continuata.

Non quella delle armi, ma quella più silenziosa delle carte bollate, della burocrazia che per questi 17 ragazzi significa lunghe attese ed una vita ai margini della sopravvivenza.

Li abbiamo incontrati davanti alla sede dell’Ufficio Immigrati della Provincia di Lecce, in viale Marche, dove si trova il CIR, il Centro per I Rifugiati. Negli occhi c’è tutto il disagio, la paura e la stanchezza accumulata in questi giorni.

Insieme ad altri compatrioti, che nel frattempo hanno trovato una sistemazione, sono arrivati in Italia alla fine di aprile.

Come prassi vuole, sono passati dagli appositi uffici della Questura di Lecce ma, in assenza di posti liberi nei CARA, i Centri di Accoglienza per i Richiedenti Asilo politico, non solo quelli pugliesi ma anche in quelli di altre regioni, i colloqui sono stati rinviati non una ma ben due volte: il 21 maggio ed il 24 giugno.

Nel frattempo è scattata l’emergenza. Senza un tetto sulla testa, senza cibo, senza denaro, hanno trovato un alloggio di fortuna, insieme ad altri migranti, nel Dopolavoro Ferroviario di Via Diaz, a Lecce. Brandine, materassi e cartoni sono stati sistemati alla meglio nel campo bocce e alcuni di loro dormono proprio sotto le stelle, nel campo di calcio adiacente.

“Viviamo come animali”, si sfoga Ahmedzia “non abbiamo un bagno dove andare, nemmeno per lavarci, siamo a rischio malattie, alcuni nostri compagni di viaggio hanno già avuto alcuni problemi proprio per la scarsa igiene. Siamo stanchi, non ce la facciamo più”.

La faccenda, intanto, non ha lasciato indifferenti i volontari, i primi a darsi da fare per andare incontro a questo gruppo di ‘fantasmi’ come li ha definiti qualcuno.

C’è chi è intervenuto privatamente, come il consigliere regionale Antonio Galati, che ha devoluto i suoi emolumenti per offrire vitto  e alloggio ai rifugiati senza asilo. E intanto le istituzioni scendono in campo, pronte a fare la loro parte. In queste ore, in Prefettura, si  è tenuto un apposito incontro.

Il prefetto Giuliana Perrotta, dopo aver coordinato le prime forme di accoglienza presso strutture gestite da volontari, ha ottenuto dal Ministero dell’Interno l’autorizzazione alla temporanea sistemazione dei profughi in altre strutture.

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Foto di Antonio Castelluzzo

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