“La Puglia è un abortificio”. Parole durissime che nel 2010 scossero le coscienze. Ma così fu chiaro il concetto. In Puglia gli aborti erano troppi. E la causa per l’allora Assessore alla Salute, Tommaso Fiore, era una: i Consultori non erano ancora in grado di informare correttamente sulla prevenzione.
Da quel giorno sono passati tre anni. La situazione è cambiata. Ma non sempre in meglio.
Interrompere volontariamente una gravidanza – uno degli atti più dolorosi per una donna – in Puglia e nel Salento non è così semplice. Non se ci si affida alle strutture pubbliche.
I numeri parlano chiaro.
In tutta la Provincia di Brindisi solo l’Ospedale di Ostuni è in grado di fornire questo servizio. E a praticarlo è solo un ginecologo.
Vietato abortire nell’Ospedale ‘Perrino‘. Lì i medici sono tutti obiettori. Tanto da indurre il Direttore Generale della ASL, Paola Ciannamea, a bandire a breve un concorso pubblico per cercare un ginecologo non obiettore che possa coprire il servizio. L’alternativa è rivolgersi alla clinica privata convenzionata della città.
Stessa identica situazione in tutta la provincia di Taranto. Solo un medico ginecologo dell’Ospedale ‘SS.Annunziata’ non è obiettore e garantisce l’IVG. E qui, alternative non ce ne sono. Tanto che nei casi di emergenza si dirottano le pazienti – che per ovvie ragioni non potrebbero attendere di mettersi in lista d’attesa – verso strutture delle altre province.
Una situazione completamente diversa a Lecce. Nell’intera provincia sono 4 le strutture dove è possibile praticare l’aborto. A Lecce – al ‘Vito Fazzi’ – e negli ospedali di Gallipoli, Casarano e Poggiardo per il distretto di Scorrano. 9 in tutto i medici non obiettori.
E non è tutto. Perchè a far riflettere è il dato sugli aborti. Se a Brindisi e Taranto il numero totale cala – forse proprio per la difficoltà di reperire un medico non obiettore – una vera impennata si registra a Lecce.
Nell’arco dell’ultimo anno si è registrato un aumento di oltre 300 aborti.
Sono, infatti, passati da 1090 totali nel 2.011 a 1.456 nel 2012. Un aumento vertiginoso dell’interruzione volontaria di gravidanza che in parte è concentrata nella scelta del metodo della RU-486 la cosiddetta ‘pillola abortiva’ somministrabile entro la 7^ settimana. Sono 200 le donne in più rispetto allo scorso anno che hanno scelto di interrompere la gravidanza con questo metodo.
Tra medici irreperibili e prevenzione ancora da divulgare, gli obiettivi che ci si era prefissati di raggiungere sembrerebbero ancora molto lontani.