CronacaEconomia

CIG in deroga, è buio fitto per 7.000 leccesi

 E’ buio fitto sulla cassa integrazione in deroga. Un buio fitto per questi primi tre mesi del 2013, idem per i prossimi, ma anche per gli arretrati del 2012. Non sono ancora state completate, infatti, le procedure per l’erogazione delle indennità di novembre e dicembre, per cui pure c’è la copertura finanziaria.

La macchina dell’INPS è a lavoro ma non riesce ancora a ingranare la quarta, visto che quelle mensilità solo le stesse sulle quali bisognerà calcolare i conguagli, intoppo al quale si aggiunge la complessità di una procedura che varia azienda per azienda, lavoratore per lavoratore, nella regione che più ha attinto alle risorse per l’ammortizzatore.

Al palo rimangono 10.000 tarantini, 7.000 leccesi, 6.000 brindisini. Gli stessi ai quali pure è stato prorogato l’accordo in scadenza il 31 marzo, ma che ha garantito il sostegno soltanto sulla carta, visto che fino a quando non si chiuderà la partita 2012, probabilmente non prima di un mese, non potrà essere aperta quella del 2013. E questo, perchè dovranno essere calcolate le eventuali risorse residuali, da reimpiegare nel nuovo anno.

Dunque, è il pantano in una girandola di responsabilità che chiama in causa Governo, Regione e INPS, l’erogatore, il bancomat finale. Anche la situazione di incertezza politica a Roma segna l’impasse. Perchè manca l’interlocutore principe. E di conseguenza il tavolo a Bari con le parti sociali tarda ad aprirsi.

“Al momento non siamo formalmente nelle condizioni di fare nuovi accordi”, sottolinea il Segretario provinciale della CGIL di Lecce Salvatore Arnesano. E questo lascia presumere che dal 1° di aprile oltre ai soldi, potrebbe mancare anche l’intesa. A quella data, però, rischia di concretizzarsi l’assurdità di un paradosso che per il momento vede intenzionati, Governo e Regione, a svuotare il fondo per la mobilità in deroga, “la cui copertura economica – fa sapere il numero uno della UIL  regionale Salvatore Giannetto  non c’è ancora”.

Quindi, è un cane che si morde la coda: senza la proroga della cassa in deroga molte aziende potrebbero essere costrette a licenziare, ma quei lavoratori potrebbero non essere garantiti neppure dalla mobilità.

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