TARANTO – Prosegue il pressing dell Procura di Taranto sull’Ilva per lo spegnimento, anticipato rispetto ai tempi dell’Aia, dell’altoforno 5.
Un tempo che i Custodi stimano in un arco di 1-2 mesi.
L’Autorizzazione, appena licenziata dal Ministero dell’Ambiente, fissa come limite luglio 2014. Mentre l’azienda, nel suo piano parla del 2015.
L’obiettivo del pool di Magistrati che segue il caso Ilva resta lo stesso: abbattere nel più breve tempo possibile le emissioni per fermare l’inquinamento.
Il giro di vite potrebbe arrivare nelle prossime ore.
2 le ipotesi sul tappeto: chiedere ad Ilva che lo spegnimento nei tempi dettati dalla Procura attraverso la ditta ‘Paul Wurth’. A cui è stato già commissionato lo spegnimento dell’altoforno 1 e la progettazione della copertura dei parchi minerali.
Oppure farlo effettuare da società terze – già intercettate tra cui la ‘Danieli’ di Udine – agendo in danno nei confronti dell’Ilva. In questo ultimo caso le spese vengono anticipate dallo Stato che poi si dovrebbe rivalere in un secondo momento sul siderurgico.
E in attesa di vedere come evolverà la partita tra azienda, Custodi e Pm e se l’Ilva presenterà il piano industriale connesso all’Aia, nel siderurgico rimane in piedi la protesta nell’area del Movimento Ferroviario.
E all’incertezza sul futuro si sommano anche altri problemi. Circa 450 addetti dei treni nastri 1 e 2, sono stati messi in ferie dall’Ilva a causa del blocco del Movimento Ferroviario interno al siderurgico dovuto a una protesta ad oltranza indetta dal sindacato Usb dopo l’incidente mortale di martedì scorso, vittima l’operaio 29enne Claudio Marsella.
Per l’incidente, il Sostituto procuratore della Repubblica, Giovanna Cannalire, ieri ha inviato 3 avvisi di garanzia nei confronti del Direttore dell’Ilva di Taranto, Adolfo Buffo e dei tecnici Antonio Colucci e Cosimo Giovinazzi.
Insomma, tutto lascia prevedere una nuova fase di tensione per l’Ilva di Taranto e che Procura e Custodi terranno la guardia molto alta e non si fermeranno solo perché adesso c’è l’Aia che impone all’azienda il risanamento ambientale.
Senza contare che alla Procura non è affatto piaciuta la nota dell’Ilva nella quale, accettando l’Aia, l’azienda ha anche detto che “presupposto indispensabile” per l’attuazione del piano industriale con gli investimenti era il superamento del sequestro. Una sottolineatura che Sebastio ha interpretato come un’accettazione condizionata dell’Aia stessa.