Cronaca

Ateneo, fuggono 4.000 studenti. I sindacati: “Colpa del ‘Re Sole’ Laforgia”

LECCE – Che nell’Università lo scontro sia ormai aperto, è cosa nota. Che tra Rettore e sindacati ci sia una guerra, anche. Che Domenico Laforgia e una parte del personale – vedi le vicende di Dino De Pascalis e Tiziano Margiotta – ormai si parlino tramite gli avvocati, pure.

Ma le novità dell’Assemblea sindacale delle scorse ore in Ateneo sono 2: da un lato un dissenso dei docenti che comincia a venire allo scoperto, con gli interventi ma anche la presenza di una serie di professori provenienti da tutte le Facoltà.

E dall’altro però un bilancio di merito sul Rettorato Laforgia. E alla fine, per il territorio esterno all’Università, è questo che conta: se l’Ateneo è migliorato o peggiorato, durante la gestione Laforgia.

Un bilancio che per Flc-Cgil, Uil-Rua, Confsal-Snals è nerissimo. Il documento dei 3 sindacati, infatti, è chiaro: Laforgia non è riuscito mai a diventare il Rettore di tutti, conservando la logica degli amici e dei nemici; i primi sono stati ricompensati con incarichi e privilegi – dice il documento – si sono sviluppati alcuni settori scientifici a scapito di altri e abbiamo perso alcuni settori d’eccellenza, dall’isufi alle nanotecnologie.

Un dato, quest’ultimo, che è oggettivo: l’Isufi, la creatura di Angelo Rizzo, praticamente non esiste più. Il Laboratorio di Nanotecnologie, punta di diamante della ricerca dell’UniSalento, è di fatto emigrato altrove, insieme al suo fondatore Roberto Cingolani. Ma il bilancio nero dei sindacati non finisce qui: le condizioni di chi lavora all’interno dell’Università sono peggiorate, l’Ateneo è orfano di confronto e partecipazione e il malessere è generalizzato.

Ma anche qui, al territorio esterno all’Università importa relativamente delle condizioni interne all’Ateneo. Più interessanti sono altri fatti che emergono dal documento dai sindacati, che parlano di un preoccupantissimo calo degli iscritti (4.000 studenti in meno in 4 anni sarebbe la perdita secca denunciata dalle organizzazioni sindacali), un’offerta formativa carente rispetto alle istanze del territorio e, quindi, scarsi sbocchi occupazionali fuga dei cervelli.

Il tutto, mentre, l’Università del Salento costruisce nuovi edifici ma lo fa, sempre secondo i sindacati, tramite una irrazionale espansione urbanistica frutto di scelte isolate e legate a particolari interessi.

Il tutto  in un tessuto democratico lacerato dai veleni: soltanto le dimissioni del Rettore – concludono i sindacati – già precedute da quelle di un inconsistente e vergognoso vertice amministrativo, possono aprire il varco ad un nuovo inizio per la costruzione di un’altra Università. Una condanna senza appello, appena appena ammorbidita dai Segretari nazionali delle categorie sindacali, venuti apposta a Lecce per sostenere la battaglia dei lavoratori contro Laforgia.

 Delle richieste dei sindacati si potrà pensare ciò che si vuole, ovviamente. Ma l’ora del bilancio, per qualunque amministrazione, prima o poi suona: e se i numeri dell’Università del Salento sono effettivamente quelli denunciati, di un drastico calo degli iscritti a fronte di una fuga dei migliori cervelli, c’è poco da stare allegri. Per l’Università, ma soprattutto per il Salento.

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