LECCE – Segreteria provinciale e veleni. Il Partito Democratico non trova pace al suo interno e le critiche non vengono soffocate nemmeno da Caligola. A movimentare il Ferragosto è il botta e risposta fra Umberto Uccella e Salvatore Capone, rispettivamente Dirigente di partito e Segretario provinciale dello stesso. Al centro della polemica la nomina della Segreteria provinciale.
“Il partito non è affare di famiglia”, scrive Uccella. “Sono il Segretario e ho agito in piena autonomia così come mi è stato chiesto”, ribatte Capone.
A stuzzicare il numero uno di via Tasso è stato il Dirigente del Pd che, con una lettera aperta, punta il dito sull’operato del Segretario, definendolo troppo discrezionale. Diciamo la verità: modi e tempi della decisione di Capone sono apparsi come uno schiaffo agli organismi dirigenti del PD, considerati i destinatari di una semplice comunicazione assunta in privato. “Non discuto, ovviamente, la regola statutaria secondo cui la nomina della Segreteria rientra nelle esclusive prerogative del Segretario. Obietto che Capone avrebbe dovuto avvalersene di fronte agli organismi, consentendo una discussione sui criteri di scelta, sulla struttura e sulla composizione della Segreteria. Ferma restando, naturalmente, la legittima decisione finale del Segretario. Capone è pervenuto, invece, ad un gesto incomprensibile: la nomina dell’esecutivo in una condizione di semiclandestinità, nei giorni della vigilia di Ferragosto. Praticamente, un atto che si sottrae ad un confronto e ad una discussione di merito”.
Ma l’ira di Uccella non si placa e colpisce il ruolo da vice Segretario cancellato da Capone, a seguito di un presunto braccio di ferro con Blasi.“ Io non so se quel contrasto c’è stato per davvero! Ma se c’è stato, Capone lo ha risolto nel peggiore dei modi. Cancellando la figura stessa del vice Segretario. Roba da fare impallidire persino i dorotei più incalliti! Davvero, non c’è male in quanto a tasso di rinnovamento e di innovazione politica e culturale!”.
Uccella conclude con un avvertimento: “ Capone ha ritenuto che 3 o 4 interventi contrari all’ipotesi di congressi straordinari, svolti a luglio di fronte a 20 o 30 persone, lo abbiano messo definitivamente al riparo da un malessere e da un disagio che, invece, sono largamente diffusi nel corpo del partito e dei suoi gruppi dirigenti”.
Ma lo stesso Capone replica a muso duro: “La nomina della Segreteria spetta a me, in piena autonomia. Mi è stato chiesto – dice – di operare in questa direzione e così ho fatto. Ho applicato una regola. Quanto al ruolo di vice Segretario vacante, smentisco il braccio di ferro con Blasi, semplicemente non ho bisogno di un vice Segretario. Quindi – conclude Capone – basta con queste chiacchiere e pensiamo al bene del partito”.
Uccella attacca, Capone getta acqua sul fuoco. C’è da giurare che la questione non finirà qui.