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Legge a tutela dei ricci di mare, via libera dalla Corte Costituzionale

BARI – La legge di tutela del riccio di mare è legittima. A sancirlo è stata la Corte Costituzionale nella sentenza depositata. Si può, dunque, come prevede la legge pugliese imporre un fermo pesca di tre anni e sanzionare chiunque raccogliendo ricci nei nostri mari, non consenta il ripopolamento della specie in via di estinzione.

La Consulta, infatti, ha censurato la forma ma non la sostanza. In estrema sintesi: non è corretto lessicalmente parlare di mare territoriale regionale, piuttosto – è il suggerimento dei giudici – di spazio prospicente la costa, ma la Puglia poteva e può legiferare in materia.

Perché, questo è il principio sancito dalla Corte, richiamando precedenti sentenze, la tutela dell’ambiente e dell’ecostistema prevedono competenze trasversali. Il perimetro delle competenze, è delineato: le Regioni possono incrementare i livelli di tutela, non abbassarli. Ed è quello che fa questa legge. Innalza il fermo pesca e le sanzioni previste dal legislatore statale, perché ritenute insufficienti a consentire il ripopolamento della specie.

La legge, lo ricordiamo, fu approvata a marzo del 2023 su proposta del capogruppo de La Puglia Domani, Paolo Pagliaro, con voto favorevole di tutti i partiti, dopo un lungo e articolato ascolto delle associazioni ambientaliste, del mondo accademico e degli stessi pescatori. Tre mesi dopo il Consiglio dei Ministri, però, decise di impugnarla perché la ritenne incostituzionale. La tesi è che prevaricava una materia di competenza statale e istituiva il concetto di mare territoriale. Ma la Regione decise di opporsi. Gli avvocati della Regione, avvalendosi del parere espresso dal professore di Diritto Costituzionale Vincenzo Tondi della Mura che aveva delineato e puntellato le tesi oppositive e del parere scientifico del professor Stefano Piraino dell’Università del Salento che aveva nel suo studio pilota dimostrato il rischio corso dall’ecosistema marino e dalla specie in via di estinzione, si è opposta ribadendo che il mare territoriale è una locuzione astratta per intendere la fascia entro le 12 miglia, che il fermo pesca estende quanto già previsto dal legislatore statale ma che non è sufficiente proprio per la fragilità della specie. Esattamente ciò che la corte ha espresso in sentenza.

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