PUGLIA – Lo studio condotto dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento, con il coordinamento del professor Stefano Piraino, fuga ogni dubbio: per scongiurare l’estizione del riccio di mare e, a cascata, il collasso di un intero ecosistema marino è corsa contro il tempo.
L’indagine, destinata ad essere uno studio pilota, è stata condotta tra giugno e luglio di quest’anno in 16 località lungo la costa salentina, per un totale di 25mila metri quadrati scandagliati dall’equipe di studiosi. Ciò che è emerso, lo spiega il docente biologo, è allarmante. In un metro quadro di superficie marina di norma si contano 20 ricci. Nelle aree salentine oggetto di studio la media è stata di 0,2 ricci al metro quadro. Il molte aree – val la pena sottolinearlo – non è stato rinvenuto neanche un esemplare.
È la conferma – certifica il professore – del fallimento del fermo nazionale di soli due mesi, che paradossalmente non tiene neanche in considerazione le vere tempistiche di riproduzione della specie.
Il parere scientifica del professor Piraino è una parte fondamentale della documentazione che la Regione Puglia depositerà entro il 18 dicembre per difendersi dal Consiglio dei Ministri che ha impugnato la legge pugliese sul fermo pesca triennale proposta dal Consigliere regionale Paolo Pagliaro. La legge è attualmente in vigore e nei giorni scorsi la Regione ha anche deliberato le sanzioni, pesanti, previste per i trasgressori. Si lavora poi su monitoraggi periodici e ristori per le categorie chiamate in causa.
Fatto sta che per il Consiglio dei Ministri prolungare i tempi del fermo non è prerogativa regionale, nonostante non faccia altro che rinforzare l’impegno verso la stessa direzione, con l’obiettivo di salvare la specie. Posizione questa che al fianco dell’avvocatura regionale, difenderà nelle vesti di consulente anche l’avvocato e docente Unisalento di diritto Costituzionale, Vincenzo Tondi Della Mura.
E.fio