Cronaca

“Avrebbe dovuto ricevere un encomio”, così Di Mase difende il suo successore

MANDURIA (TA) – “E’ stato sospeso, ma avrebbe dovuto ricevere un encomio”. Non ha dubbi e lo scrive al Ministro della Salute, il Dott. Paolo Di Mase, fino a 10 anni fa Primario Ginecologo dell’ospedale di Manduria, oggi in pensione. Si riferisce al suo successore, l’attuale Primario Bartolo Punzi, sospeso dalle sue funzioni dalla Direzione della Asl, colpevole di aver fatto entrare in sala operatoria due volte il suo predecessore.

Aveva bisogno di aiuto, per due casi delicati e non avendo possibilità di reperire un altro collega, sicuro della professionalità del suo predecessore, non ci ha pensato due volte e lo ha chiamato.

È successo 2 volte: il 27 luglio e il 10 agosto scorsi, poco prima cioè della chiusura del reparto, perchè – nonostante le battaglie del territorio e degli stessi medici – dal 1° settembre a Manduria non si nasce più.

Due casi delicati, dicevamo: una gravidanza extrauterina ed una complicazione durante un parto cesareo. “In considerazione della possibile necessità che potesse servirmi un 3° operatore specialista – ha spiegato Punzi alla Commissione disciplinare – e sapendo che il Dott. Di Mase alloggiava a Sava, a pochi minuti dall’ospedale di Manduria, gli ho chiesto di raggiungermi in sala operatoria”.

E il risultato è stato che le due pazienti si sono salvate. Se il dott. Punzi tornerà in corsia – a Grottaglie, dove è stato trasferito dopo la chiusura del reparto al ‘Giannuzzi’ – lo deciderà proprio la Commissione disciplinare, dopo aver tratto le proprie conclusioni da consegnare alla Asl di Taranto.

Nel frattempo Di Mase difende il collega in ogni modo, sperando che il Ministero gli dia ascolto e scrive: “Occorreva operare con estrema urgenza per cui attimi di attesa, avrebbero compromesso il buon esito dell’intervento e rispetto al fatto di non aver avvisato la Direzione sanitaria della mia presenza, l’unico pensiero di Punzi – conclude – è stato di assistere le pazienti a rischio di vita”.

Pazienti che, al di là dei protocolli e della burocrazia, oggi sono sane e salve.

 

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